NOTA BENE: questo articolo ha come scopo quello di far comprendere i vari raggiri che ci sono nella presentazione degli alimenti al pubblico, ma QUESTI CIBI NON SONO USATI DA UNO STUDENTE DELLA SCUOLA DI ILLUMINAZIONE in quanto sono un blocco al nobile cammino intrapreso. Per eventuali linee guida alimentari per una alimentazione iniziatica fare riferimento a questo articolo: Cibi dannosi alla salute e alla realizzazione del Sé
Più facciamo i furbi, più rimaniamo imprigionati dalla stessa nostra furbizia; tutto ciò che accade, indica come il mondo che stiamo creando ci stia sempre più sfuggendo di mano a causa della nostra irresponsabilità derivante dal fatto che non ci impegniamo a far andar bene le cose. Buona lettura e scusate se non sarò breve, ma queste informazioni sono di carattere vitale.
Il quarto ostacolo agli studi occulti è rappresentato dal corpo fisico
che è stato costituito con un nutrimento a base di carne
e di cibi e bevande fermentati ed è cresciuto in ambienti
in cui aria fresca e luce solare non erano fattori predominanti.
Da secoli l’alimento base delle razze occidentali è formato
da cibi in decomposizione e quindi in condizione di fermentazione;
il risultato si può riscontrare nei corpi non adatti a sostenere gli sforzi
imposti dall’occultismo che costituiscono quindi
una barriera al chiaro risplendere della Vita interiore.
Alice Bailey
Con queste parole di Alice Bailey vogliamo introdurre il presente servizio che è una presentazione costituita da alcuni brani prelevati dal libro LIFE i segreti della ghiandola pineale ; questo servizio, che è stato integrato ben oltre i contenuti del libro stesso, ne ricalca le linee guida per le quali è certo che un avvelenamento del corpo fisico è un ostacolo per lo Studente impegnato nella Grande Opera.
Buona lettura!!!
Lo scopo di questo servizio è di aumentare la responsabilità delle persone facendo comprendere che ciò che abbiamo è il risultato della nostra realtà; inoltre facciamo riferimento agli alimenti in quanto riteniamo vero che la cura del corpo è tanto necessaria quanto quella della mente e dello spirito.
Il corpo è davvero il Tempio di Dio e deve essere mantenuto pulito e in ordine: da qui ne consegue che l'uso di corretti e genuini alimenti sono necessari per aiutare lo Studente della Grande Opera a realizzare il suo sogno; un'alimentazione sana ed equilibrata è anche necessaria al fine della riduzione e dell'eliminazione delle dipendenze.
Seppur è vero che il pensiero può tutto, è anche vero che la quasi totalità delle volte se il corpo non è a posto e leggero, l'attività dello spirito rimane imprigionata; anche il miglior pilota in un'auto malandata, non potrà vincere alcuna corsa.
È da tener presente che le emozioni negative che noi abbiamo conosciuto in questo servizio - Anatomia del perdono - sono in grado di ancorarsi al corpo fisico solo se in questo vi sono le condizioni materiali e parliamo quindi di muco, pus, tossine, metalli tossici, parassiti, farmaci, droghe e veleni, batteri e virus patogeni e cose del genere.
Il principio è che per poter essere coinvolti da uno stato emozionale negativo, le relative forme-pensiero devono essere ancorate al corpo fisico. Se il corpo fisico è pulito, l'individuo non può più sperimentare compulsivamente stati negativi; ciò significa che la morte di una persona cara sarà vissuta come fatto spiacevole, ma non diverrà un trauma su cui si perpetueranno per lungo tempo stati emozionali negativi.
Alcuni fanatici "dello spirito" credono che la cura del corpo sia inutile poiché il pensiero può tutto; per rarissimi individui potrebbe essere così, ma al momento non ne ho mai incontrato uno, a questo punto la cosa da fare sarebbe quella di far bere loro veleno: se nulla gli accadrà, hanno ragione, ma se ci rimangono secchi, vuol dire che ancora la qualità della vita dipendeva anche dalle condizioni del corpo. In realtà potremmo affermare che:
Nel servizio Perché la gente crede quasi a tutto, era già stato lanciato questo avvertimento: La prossima volta che leggi un articolo di giornale riguardo ad una questione ambientale o riguardo alla salute, nota come l'autore mostra la sua inclinazione quando usa i seguenti termini per controbattere informazioni "scomode" : - scandalo - scienza spazzatura - allarmante - fobia - allarmista - scienza autentica - ragionevole - responsabile - imbroglio - isteria.
Le informazioni per noi vitali sono oggetto di attacco con questi termini e questo è il risultato di un addestramento molto specializzato. Un'altra tecnica standard delle PR (Pubbliche Relazioni, Marketing) è quello di usare lo stesso linguaggio degli ambientalisti per difendere un prodotto pericoloso e mai sottoposto a test che lo catalogherebbe come effettiva minaccia per l'ambiente.
Questo possiamo vederlo costantemente dietro lo schermo fumoso delle PR che circonda i cibi geneticamente modificati: loro affermano che gli OGM sono necessari per produrre più cibo e per porre fine alla fame nel mondo, quando in realtà la produzione degli OGM per acro (10.000 mq.) è inferiore a quella dei prodotti naturali. (Stauber pag.173).
L'intero disegno appare chiaro una volta che si è realizzato che tutti i cibi OGM sono stati creati dai produttori di erbicidi e pesticidi perchè possono sopportare maggiori quantità di erbicidi e pesticidi (da: The Magic Bean).
Vediamo cosa accade nell'informazione dei cibi e sulle etichette alimentari.
Che ne sai tu di un campo di grano? Sì, sto scimmiottando la canzone di Lucio Battisti Pensieri e parole, ma, per davvero, che ne sai tu di un campo di grano?
Ecco, questo è un florido campo di grano della provincia di Siena, innanzi alla chiesa di San Galgano, dove c'è la mitica spada nella roccia: credo che quel posto sia il più bello che abbia mai visto in vita mia. E il campo di grano: bello, vero?
Probabilmente già conosci il mio pastore tedesco Lucky, lo avrai visto in un altro servizio, ma nel caso non lo conoscessi, eccolo, seduto nel campo di grano di cui sopra: bello, vero?
Ecco, ora facciano qualche passo indietro - agli egizi - e guarda questa immagine della raccolta del grano. Bella, vero?
E se andiamo nel 1300, c'è un'altra immagine dal titolo "Soldato fermato dal campo di grano cresciuto miracolosamente": bella, vero?
(autorizzazione Biblioteca Riccardiana - archivio Datini ms RICC. 429 - vedi nota 1)
Questa, invece, è una trebbiatrice, la macchina che raccoglie il grano: bella, vero?
Ora una domanda da un milione di dollari? Non credi che nelle immagini che hai visto ci sia qualcosa che stona? Rivedile e osserva con attenzione: c'è qualcosa di davvero molto malvagio; osserva bene... Ci sei arrivato? Beh, entro nel dettaglio del servizio in modo che tu possa avere tutti i dati possibili che servono per cautelare la tua salute, poiché qui, ragazzi, è questione di vita o di morte e a noi serve vita per produrre altra Vita. Quindi occhio... Sapete che differenza c’è tra un prodotto geneticamente modificato e uno genicamente modificato? Beh, vi racconto una storia, una sporca storia, che abbiamo creato con i nostri atteggiamenti "spirituali"….
Indipendentemente dal fatto che ancora oggi non si conoscano bene gli effetti dei prodotti OGM, è certamente saggio...
Ma di che stiamo parlando????? Vedete? Qui hanno fatto un po' di pubblicità ad un problema e noi stiamo abboccando a parlare di quel problema che è stato messo lì a posta.
E' vero che il rimanere sempre al passo con la natura e non farsi attrarre da quei cibi prodotti da forzate tecnologie umane è qualcosa di sano.
Ma qui il problema è un altro: le lectine contenute nel grano, anche se è un grano antico di 10.000 anni!!!!!
Le lectine sono proteine che sono presenti nei cibi e alcune di queste stimolano il sistema immunitario a distruggere i nostri organi e tessuti; devi leggere questo libro:
Letto questo libro ti renderai conto che tutte le informazioni e il fatto che si vocifera di problemi che deriverebbero dall’uso di farinacei, specie il frumento, sono emerite stronzate, sistemi di distrazione. Ma continuiamo a vederli così come se non sapessimo nulla, facciamo i finti tonti e vediamo un po’ come ci ingannano con le parole e le cosiddette "ricerche scientifiche".
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nelle campagne arrivò definitivamente la rivoluzione tecnologica: trattori, trebbiatrici, chimica. Da allora il passo verso le biotecnologie del XXI secolo fu abbastanza breve: secondo il significato letterale del termine, sono biotecnologie tutte quelle pratiche che comportano la scelta e/o la modificazione di organismi animali o vegetali al fine di renderli adatti a produzioni specifiche; esempi di biotecnologie antiche quanto l’uomo, sono gli incroci tra varietà colturali per ottenerne di nuove, l’utilizzo di lieviti per la produzione di pane, vino e birra, oppure l’uso di microrganismi per la produzione di formaggi e yogurt e questo solo per fare degli esempi.
Poiché tali tecniche erano frutto esclusivamente di prove ed esperienze casuali, l’intervento dell’uomo era abbastanza limitato, anche considerando il fatto che non era mai stato possibile renderle standard poiché non si era a conoscenza delle basi scientifiche su cui poggiavano; però, a partire dai primi del ‘900, con la scoperta delle leggi dell’ereditarietà da parte di Gregorio Mendel, l’abilità dell’uomo diLe distorsioni all’evoluzione naturale, seppur più o meno indotta, si sono avute in seguito alla scoperta del DNA da parte degli scienziati Watson e Crick nel 1953: da allora siamo entrati nella genetica ed è ciò che ha fornito all’uomo la possibilità di intervenire direttamente sui meccanismi vitali; da questa scoperta si è avviata la vera perversione delle biotecnologie.
Diamo un occhio superficiale, ma concreto, alla situazione. C’è un grano, il Triticum Turgidum conosciuto come Kamut (questo nome è un marchio d’impresa della Kamut International) che, nonostante contenga maggiori percentuali di proteine del grano duro (quello usato per fare la pasta), risulta molto più tollerabile relativamente al discorso allergia (tipica dei frumenti), pur rimanendo comunque controindicato ai celiaci proprio per la presenza del glutine.
Queste sono le spighe del Kamut:
Il Kamut era il grano degli antichi egizi e nell’antica lingua significa l’anima della terra; se andiamo a spasso nella storia, in alcuni disegni si nota che le piante di grano che gli antichi egizi coltivavano erano alte quasi quanto gli stessi contadini.
Poiché è accertato che l’altezza media degli antichi egizi era di un metro e sessanta, le piantagioni di Kamut potevano essere alte fino a un metro e ottanta, come tra l’altro lo sono attualmente, visto che quei semi sono stati recuperati. Camminando in una piantagione di Kamut, rimani affascinato dall’energia che ti avvolge grazie proprio all’altezza delle piante; mentre Kamut e frumento, contrariamente agli antichi disegni, erano alti, oggi la pianta di frumento "moderna" è bassa.
Cos’è accaduto? Perché? Per comprendere cosa è accaduto, dobbiamo seguire lo sviluppo delle biotecnologie e lo faremo proprio in relazione alle seguenti tipologie di grani:
Questa è la fregatura: il termine OGM è definito come un organismo vivente a cui è stato modificato il patrimonio genetico per mezzo di tecniche di ingegneria genetica; per tale motivo si intende che solo quando si interviene direttamente sul DNA e si apporta modificazione genica, si parla di OGM. Ma questo tipo di organismo è detto trans-genico in quanto c’è una transizione di sostanze all’interno del DNA a seguito di una manipolazione diretta.
Ma anche se non usiamo metodi per mezzo dei quali modifichiamo qualcosa, il DNA lo modifichiamo ugualmente, non stiamo creando un qualcosa OGM? Se vogliamo tenerci gli anelli al naso o le fette di prosciutto sugli occhi, la risposta è NO, ma se vogliamo attivare e ragionare con un paio di neuroni in più, la risposta diviene certamente SI.
L’orientamento internazionale continua a definire impropriamente come “Organismi Geneticamente Modificati” (OGM) solo gli organismi transgenici e non quelli genicamente modificati, contribuendo a creare (volutamente?) confusione sul tema facendo credere che organismi genicamente modificati, ad esempio dalle radiazioni X o Gamma, non siano OGM.
In definitiva poiché la regolamentazione della coltivazione biologica esclude in modo assoluto l'uso di prodotti OGM, ciò significa che potete pagare un chilo di pasta biologica 50 euro credendo di avere una garanzia bio: in realtà potete pagare un prodotto che non è OGM, ma che è genicamente modificato e che quindi di biologico ha solo il modo in cui viene coltivato.
Quindi buon appetito con un costoso grano Creso irradiato. Ma sapete qual è la farsa: che in Italia è vietata la vendita di qualsiasi prodotto OGM, quindi possiamo stare sicuri...
Stiamo a vedere cosa è successo… Dei grani originali, quelli che posseggono ancora il patrimonio genetico inalterato, c’è poco da parlarne ed è il Triticum Turgidum, quello della Kamut International, ne abbiamo parlato. Un'aspetto interessante riguarda il grano proveniente da incroci naturali e per questo parliamo dell’opera che l’agronomo italiano di fama mondiale Nazareno Strampelli (1866-1942), prestò al regime di Mussolini. Il Regime, è noto, perseguiva l’autarchia, una forma di auto-sostentamento e di indipendenza dalle materie prime straniere e in quest’ottica incaricò Strampelli che, in dieci anni di lavoro, riuscì a selezionare un centinaio di qualità di grani che avevano almeno le seguenti necessarie caratteristiche:
Infatti, circa quest’ultimo aspetto, anche gli antichi romani usavano il farro come alimento molto energetico
e utilizzavano un pulmento (farina di farro tostata e cotta come la polenta) accompagnato da lenticchie e ceci.
Non capisco perché il regime non si orientò verso il maggior apporto energetico del farro e ripiegò verso il classico grano,
ma a noi interessa solo capire come si è evoluta la storia delle biotecnologie.
Ritornando al lavoro di
Strampelli, fin qui abbiamo dei grani non prodotti originariamente dalla Natura, ma comunque naturali, come il
famoso grano Senatore Cappelli.
Il grano duro Senatore Cappelli è esente da ogni contaminazione da mutagenesi indotta in qualsiasi modo; questo tipo di grano era stato individuato in quanto coltivazione ottimale per la zona dell’Italia centrale (Toscana, Marche, Sardegna). Negli anni ‘60 cominciarono a cambiare le cose e si passò alle mutazioni; qualcuno ricorderà che una quindicina di anni fa la stampa tedesca ci accusò di produrre grano modificato geneticamente e venne costruita una campagna diffamatoria nei confronti dei prodotti italiani a base di frumento: qual è la verità?
Qui passiamo al terzo caso, il più grave, quello dei grani a cui è stata apportata una mutazione del gene, ma che non sono ritenuti OGM. Il 25 ottobre 1974 venne iscritta per decreto nel “Registro varietale” una nuova tipologia di grano duro che in pochissimo tempo avrebbe rivoluzionato la cerealicoltura italiana e non: il grano Creso.
Questa tipologia di grano aveva tutti i numeri per vincere sulle altre: maggiore produttività, precocità, stabilità qualitativa, ricca di glutine, tutte caratteristiche che l’industria della pasta cercava da tempo. In più la pianta era molto più bassa delle altre che arrivavano anche al metro e sessanta per cui erano sempre minacciate da vento e pioggia: avere piante più basse è un enorme vantaggio per la coltivazione estensiva meccanizzata in quanto i bracci e le maglie delle trebbiatrici (la macchina che raccoglie il grano) sono basse; inoltre, un altro vantaggio non trascurabile, sta nel fatto che il frumento ad alto fusto “alletta”, cioè si piega verso terra, a causa dell'azione del vento e della pioggia.
Anche per ovviare a questo inconveniente, il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione del gene (ma non in modo transgenico): piante basse non vengono piegate dal vento, cosa che non obbliga il contadino a variare continuamente la sua direzione di trebbiatura; in definitiva l’operatore va avanti e indietro per il campo senza il problema di dover recuperare la posizione di cattura della pianta se piegata in più direzioni.
Da una pubblicazione del 1984 si ricavò poi che quel grano era stato inventato e sviluppato presso il centro di studi nucleari della Casaccia, poco lontano da Roma, nei laboratori di quello che allora si chiamava Cnen e che oggi si chiama Enea (Ente Nazionale per l'Energia Atomica). Qui, un gruppo di ricercatori guidati dal professor Gian Tommaso Scarascia scopre che bombardando coi raggi Gamma di un isotopo radioattivo del Cobalto la varietà storica di grano duro allora più diffusa (appunto la “Senatore Cappelli”), si producevano delle mutazioni geniche straordinarie.
Incrociando poi quel che ne veniva fuori (il “Cappelli CB144”) con un’altra varietà, la messicana “Cimmyt” se ne dava l’ultimo tocco e da qui nacque il malefico grano Creso, quello che tutti i giorni avete sulle vostre tavole: sì, state mangiando OGM da quando siete nati e non lo sapete e, per quel che riguarda i cibi genicamente modificati, anche per molti prodotti biologici nei quali non si dichiara la qualità del grano utilizzato.
La modifica genetica delle varietà di grani moderni è correlata a una modificazione della loro proteina e in particolare di una sua frazione, la gliadina, che è una proteina dalla cui digestione si produce una sostanza chiamata frazione III di Frazer alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento (intolleranza al glutine e allergie): ed ecco la celiachia. I grani fondamentalmente non sono cibi adatti all’alimentazione umana, ma se ci mettiamo anche la modificazione genica (con metodo diretto in laboratorio di genetica o con metodo indiretto per irradiazione), siamo davvero messi male.
Attualmente solo in Italia si ipotizza una potenziale popolazione di 400.000 celiaci e c’è una precipitazione della malattia di 2.800 nuovi casi all’anno con 55.000 malati già diagnosticati.
Mentre qualche decennio fa l'incidenza della malattia era di un caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone e questi dati sono balzati in alto proprio in questi ultimi decenni, proprio grazie all’avvento di grani non naturali. Questo non significa che un celiaco possa far uso di prodotti contenenti glutine anche se contenuto in grani naturali: quando la malattia è precipitata, bisogna in ogni caso astenersi dall’ingerire glutine.
Va da sé che dopo qualche anno il Creso diventa la varietà più prodotta in assoluto: ancora oggi ha un posto di rilievo tra i dieci tipi di grano duro che vanno per la maggiore, quasi tutti selezionati negli ultimi 10 anni a partire proprio dal Creso: schifo su schifo... Questo tipo di grano ha le seguenti preziose caratteristiche “commerciali”:
Seppur questi sono aspetti invitanti per i contadini, il risvolto negativo è l’aver ottenuto una minor fertilità della pianta, per cui il contadino si è infilato in un mercato obbligato di acquisto annuale di sementi e, cosa più pericolosa, questo grano può sopportare maggiori quantità di veleno; mi chiedo: ma se proprio si doveva mutarlo, non era meglio che fosse automaticamente tenace alle malattie e non ai veleni?
Al contrario, pur essendo altamente fertile, la resa del grano Cappelli è bassissima, 14 quintali per ettaro, all’incirca come quella del Kamut, mentre quella del grano irradiato può arrivare fino a cinque volte tanto. Altri tipi di grani derivanti da ulteriori manipolazioni del progenitore Creso sono etichettati con nomi inventati, tipo Duilio, Rossella e così via a seconda della moda e della fantasia del genetista o del proprietario dell’azienda produttrice di quel nuovo tipo di grano che magari vuole dedicarlo alla sua amata (o all'amante), un po’ come fate con il nome della vostra barca o della vostra villa: pura fantasia.
La fregatura sta nel fatto che si crede che un prodotto sia OGM solo se si va a manipolare un gene (per essere cavillosi quella è una mutagenesi diretta), ma ciò non toglie che se alla fine abbiamo una mutazione della catena genica per mezzo di metodi esterni, sempre di mutazione genetica si tratta. Quindi buon appetito con brioche, cornetti, pasta, pane e dolci all’effetto-cobalto-radioattivo.
Oggi si intende per OGM un prodotto al cui DNA, in un laboratorio di genetica, si mette mano alla catena genica per produrre una mutazione, ma quasi nessuno è al corrente che se i geni si modificano nei laboratori nucleari per mezzo di radiazioni, il prodotto non è inteso OGM anche essendo genicamente modificato; risultato: può essere venduto e pubblicizzato come prodotto non OGM pur, praticamente, essendolo a tutti gli effetti. Secondo la legge, il produttore non è obbligato a dichiarare il tipo di grano che sta usando nei suoi prodotti; figuratevi che i grani vengono conferiti ai consorzi che chiaramente li mischiano tutti per produrre un solo tipo di farina o di semola.
Allora chiedetevi: se le qualità dei vari tipi di grani sono tali da non poter assicurare una quantità minima di glutine per far addensare la pasta, che soluzione si trova? La legge, che dovrebbe proteggere il consumatore, viene invece in aiuto all’industria e accade che conceda di non citare in etichetta l’uso di eccipienti a patto che siano tenuti al di sotto di una certa percentuale.Questo orientamento vale anche per i prodotti bio: al di sotto del 5% un’azienda Bio può metterci dentro quello che vuole senza obbligo di dichiararlo (a patto che non sia OGM), ma questo nessuno lo sa. Ma torniamo alla pasta: se la quantità di glutine necessaria per addensarla è bassa, come si rimedia? Appunto con degli eccipienti: lattosio e polvere di marmo, ad esempio. Sì, avete letto bene…
All’altro opposto abbiamo che se coloro che dichiarano che il prodotto è costituito da un determinato tipo di grano e invece vi si trova all’interno anche un chicco di grano di altro tipo, allora scatta un’azione penale. Se avete osservato attentamente il mercato, quando nel 2006 è stata attuata la legge che obbligava a dichiarare la presenza di prodotti allergizzanti (tipo il lattosio), alcune aziende hanno inaugurato nuove linee di pasta dal costo più elevato: per forza, se devono entrarci qualità migliori di grano il prezzo deve per forza aumentare. È da tenere presente che le leggi vengono rese efficaci anche diversi anni dopo la loro elaborazione, per cui, fino alla fine, i consumatori mangeranno schifezze. L’attuazione è infatti avvenuta con il Decreto Legislativo 8 febbraio 2006, n. 114 (Gazzetta Ufficiale n. 69 del 23 marzo 2006), ma attua direttive della CEE anche abbastanza datate: 2003/89/CE, 2004/77/CE e 2005/63/CE.
Prima di dare un’occhiata alla salubrità di un prodotto a base di cereali, diamo un’occhiata a queste definizioni.
Molatura: procedimento di frantumazione fine del chicco di grano al fine di renderlo commestibile. È possibile ottenere dalla lavorazione anche un grado di raffinazione per eliminazione della buccia e questo rende il prodotto più o meno raffinato. Questi sono i livelli dal meno raffinato al più raffinato: integrale, farina (semi integrale), farina 0, farina 00, farina 000. Al di sotto di un certo grado, non è possibile arrivarci con il classico mulino a pietra ed è necessario l’uso del mulino a cilindri d’acciaio. Con queste farine non si può ottenere la pasta secca, ma solo quella fresca (quella che fate in casa).
Semolatura: sistema di frantumazione del chicco di grano per avere dei granellini sferici abbastanza uniformi tra loro al fine di poter ottenere una farina per fare la pasta secca in quanto la proteina del glutine non viene distrutta come nella farina da molatura altrimenti la pasta non può essere lavorata. Anche per questo procedimento ci sono tre livelli: integrale, semolato e semola. Proprio la semola, la sostanza con cui maggiormente si fa la pasta secca, soffre dell’alterazione strutturale della proteina del glutine, motivo per il quale la pasta a base di semola perde le sue qualità nutrizionali e provoca difficoltà di digestione, il tipico gonfiore di pancia da amidi. In definitiva, la salubrità di un prodotto quale la pasta, deve rispondere almeno a queste caratteristiche:
Ma per finire hai visto quante stronzate ci sono in giro? Creano un altro problema (quello della modificazione) per distrarti dal problema delle distruttive lectine. MA sai perché i prodotto OGM sono resistenti ai parassiti? Perché sono pieni zeppi di lectine velense; se leggi il libro consigliato La verdura fa male vedrai che queste sono solo, come diceva Mina, Parole, parole, parole! Parole, parole, parole.
L'enorme varietà di aromi che l'olio d'oliva può avere,
lo rende un alimento utilizzabile in qualunque tipo di cucina. I primi utilizzatori sono stati ovviamente i popoli del Sud che,
grazie alla ex salutare dieta mediterranea (quella che oggi viene spacciata come Dieta Mediterranea non è quella delle origini)
detengono il record dei più bassi tassi di malattie cardio-vascolari. L'olio extravergine di oliva, a differenza degli altri olii
alimentari, è costituito prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi (una specifica categoria di grassi oltre ai polinsaturi, ai saturi ecc.),
con la presenza in giusta quantità di acido grasso oleico (omega 9), polifenoli, vitamina E e beta-carotene. La presenza di questi
elementi antiossidanti rende l'olio extravergine particolarmente importante per la nostra salute. Contiene le vitamine E, A, K, D
che hanno proprietà antiossidanti ed effetto protettivo sulle cellule dell'organismo.
È stato infatti scientificamente verificato che il suo costante utilizzo favorisce un abbassamento del colesterolo "cattivo" (LDL = low density lipid) ed un contestuale innalzamento di quello "buono" (HDL = high density lipid) aiutando a prevenire le malattie cardiovascolari e l'arteriosclerosi. Secondo diversi studi, l'olio di oliva extra vergine sembra essere più indicato di altri olii per i diabetici e contribuirebbe anche a favorire la memoria, mantenendo elastiche le pareti e le membrane delle cellule, non ultime quelle del cervello: ed allora, urrà.
Un extra-vegine presenta un livello di acidità inferiore all'1% (1% = 1 grammo di contenuto acido per ogni 100 grammi di prodotto). I conoscitori e gli amatori sanno che l'olio d'oliva può essere fruttato o speziato, dolce o amaro, forte o delicato; il suo gusto infatti è fortemente determinato da diversi fattori naturali che lo rendono tipico alla zona di produzione.
Nuova classificazione degli olii di oliva (applicabile dal 1° Novembre 2003):
Ottenuti con la sola spremitura meccanica a bassa temperatura |
Olio extravergine di oliva - contenuto in acidità inferiore allo 0.8%** Olio vergine di oliva - acidità fino al 2% |
Olio lampante e derivati |
Olio di oliva vergine lampante* - ottenuto mediante spremitura meccanica, presenta alta acidità o altri difetti organolettici Olio di oliva rettificato* - prodotto della rettificazione chimica dell'olio lampante, volta ad eliminarne il contenuto in acidità; mancano totalmente i tipici sapori e profumi dell'olio d'oliva Olio di oliva - composto di oli raffinati e oli di oliva vergini con acidità non superiore all'1% |
Olio di sansa e derivati |
Olio di sansa di oliva greggio* - ottenuto dai residui della spremitura mediante solventi chimici Olio di sansa di oliva rettificato* - olio di sansa greggio sottoposto ad una ulteriore rettificazione chimica Olio di sansa di oliva - olio di sansa rettificato miscelato con olio vergine |
* Non ammessi alla vendita diretta - ** Percentuale espressa in peso di acidità di acido oleico (fonte Wikipedia.it) OLII DI OLIVA VERGINI Acidità libera espressa in grammi di acido oleico per 100 grammi di olio
DEFINIZIONE MERCEOLOGICA L’etichetta di un olio extra vergine di oliva deve riportare la seguente dicitura: Olio di oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici. Può anche essere indicata la spremitura a freddo (o estratto a freddo), cioè estratto a una temperatura non superiore ai 27°C, tale da non alterare le qualità nutrizionali dell’olio. In questo caso la resa dall’oliva sarà minore e il prezzo d’acquisto più alto; questa dicitura non è obbligatoria, ma chi la fa, se ne vanta. Per la legge attuale, l'olio extravergine di oliva è l'unico olio vegetale ottenuto con sola pressione (mezzi meccanici), senza manipolazione o additivi chimici, a differenza degli olii di semi (soia, arachide, girasole ecc.). ETICHETTATURA Marchio BIOLOGICO - L’olio extra-vergine può essere biologico o meno, ma questo è segnato sull’etichetta ed è supportato dal bollino del certificato biologico. Il fatto che sia biologico non è un obbligo di legge, ma una scelta del produttore per dare un maggior prestigio al suo prodotto.
Questo è un marchio biologico:
Marchio DOP - Il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) indica un prodotto strettamente collegato alla zona di produzione garantendo la zona di origine di un olio extra vergine di oliva. Caratteristiche, sapore e profumi dell'olio infatti cambiano sensibilmente di regione in regione, spesso anche all'interno della stessa regione. Questo marchio garantisce che tutti i procedimenti di produzione sono stati effettuati nell’ambiente geografico del luogo d’origine. La Denominazione di Origine Protetta tutela quindi la tipicità del prodotto essendo conferito soltanto agli olii extra vergine di oliva prodotti nel pieno rispetto della tradizione della propria zona di origine. Il rigido controllo circa il conferimento della DOP è effettuato da enti pubblici o privati individuati da apposite leggi comunitarie e nazionali. Ad esempio la DOP per la Liguria è indicata come "Riviera Ligure" e si suddivide in queste ulteriori indicazioni:
Questo è un marchio DOP:
Marchio IGP – denominazione di origine protetta, è un marchio di origine che viene attribuito a quei prodotti agricoli ed alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un'area geografica determinata. Anche in questo caso non è un obbligo di legge, ma una scelta del produttore per dare un maggior prestigio al suo prodotto. Diversamente al marchio DOP, quello IGP indica che almeno una e non tutte le fasi di lavorazione e produzione sono state effettuate nella zona d’origine.
Questo è un marchio IGP:
Nei negozi mi diverto a leggere le etichette degli olii: l’olio è un prodotto che amo e quindi cerco di saperne sempre di più.
Mi sono accorto di un giochetto che molte aziende fanno: indicano che è stato imbottigliato in Italia, ma l’olio non è italiano. Un olio potrebbe anche non essere IGP o DOP e fin qui niente di male.
Ma il problema consiste nel sapere se l’olio è italiano o meno, visto che abbiamo olive che il mondo ci invidia; per legge non è obbligatorio dichiarare la provenienza (regolamento CE 1019/2002 del 14.06.2002) per cui quando acquistiamo un olio extra-vergine, se non è indicata chiaramente la provenienza non possiamo dare per scontato se proviene dall'Italia o dal Marocco; infatti l’articolo 3 dice che l’indicazione dell’origine è FACOLTATIVA (pazzesco!!!!!!!!).
Figuratevi che il potente gruppo spagnolo SOS ha acquistato solo i marchi toscani Carapelli e Bertolli e non gli oliveti poiché loro hanno bisogno solo dell'immagine "Italia" che è quella che vende: provate a vedere sulle bottiglie se c'è scritto che le olive sono italiane...
Molte aziende scrivono imbottigliato in Italia, ma la produzione dell’olio NON E’ ITALIANA; quindi attenti: se non esplicitamente riportato, l’olio PUO’ NON ESSERE italiano. Un olio di provenienza italiana e prodotto ed imbottigliato in Italia è normalmente specificato, altrimenti spesso viene dall'estero ed è imbottigliato qui. CONSERVAZIONE L’olio deve essere conservato al riparo dalla luce, possibilmente in bottiglia scura e non al caldo. Una volta aperto dovrebbe essere utilizzato nel più breve tempo possibile poiché anche l’olio si ossida.
Quindi se si apre una latta da 5 litri, per esempio, provvedere immediatamente al travaso in bottiglie da un litro, scure, conservandole al buio e al fresco. OSSERVAZIONI FINALI Se non è scritto non c'è dentro!!! A buon intenditor.....
Ragazzi, qui la cosa si fa dura e c'è bisogno di un po' di pelo sullo stomaco per parlarne. Ricordate questo famoso saltare la staccionata dell'attore Nino Castelnuovo che una trentina d'anni fa faceva da testimonial all'olio di mais Cuore?
Allora, cominciamo dal principio: gli olii di semi vengono usati principalmente per friggere: sbagliatissimo. Gli olii di semi sono gli olii più instabili che esistono per la frittuta poiché "bruciano" a temperature basse, cioé si dice che raggiungono il punto di fumo più presto di altri grassi e producono molte tossine. Un punto di fumo maggiore ce l'ha l'olio extravergine di oliva, ma il migliore sarebbe quello dei grassi animali: ricordate la nonna che friggeva con la sugna (strutto) di maiale? Anche il burro puro sarebbe ottimo, ma quello che compriamo non è burro puro poiché per legislazione europea il burro che acquistiamo in genere può avere solo l'82% di materia grassa:
Inoltre non tutti i burri sono uguali: solo il burro prodotto con panne ottenute dalla centrifugazione del latte fresco può fregiarsi della denominazione "Tradizionale"; infatti ci sono vari tipi di burro e ve ne accorgete dal costo: il burro, il burro tradizionale, il burro ricombinato, il burro di siero di latte, il burro fuso e il burro anidro (butteroil).
Comunque per friggere con il burro lo si deve chiarificare, cioè eliminare la parte non grassa da quella grassa e questo lo si fa facilmente ponendo il burro da chiarificare in un contenitore che a sua volta va immerso nell'acqua di un contenitore più grande; a questo punto si accende una minima fiamma sotto il contenitore grande e per effetto bagnomaria, il burro si scomponerà.
Dopo qualche minuto vedrete che il burro si separerà in parte dorata (la preziosa materia grassa o acido butirrico, essenzialmente) e nel resto che è caseina e acqua. Con la sola materia grassa è possibile friggere senza che il grasso rilasci sostanze tossiche o bruci in quanto con questa procedura è stata eliminata la parte proteica e quella acquosa. Entriamo nel dettaglio degli olii di semi: ragazzi forza, state svegli e facciamo un altro po' di esercizio. Quale dettaglio vi colpisce su questa bottiglia?
Desidero che osserviate la scritta Spremitura a Freddo. Sapete che per gli olii di semi la normativa è meno stringente che per quelli d'oliva?
Infatti a meno che l'olio di semi non è dichiarato biologico, la spremitura del seme viene fatta... con sostanze (solventi) derivate dal petrolio.
Se si prende un olio che non è stato ottenuto per spremitura con mezzi meccanici, allora vuol dire che sono stati usati solventi chimici per spremere l’oliva o per tirare fuori l'olio dai semi: non si usa spremere i semi poiché la produzione di olio è bassissima; conviene estrarre l'olio con solventi, tanto che ci interessa della salute della gente, basta che ci guadagniamo...
Potete fare questa prova: una bottiglia d’olio sulla quale non è stata dichiarata la spremitura con soli mezzi meccanici e non
totalmente piena, agitatela forte; apritela e sentirete odore di chimica venire fuori: si tratta di eteri del petrolio, tutta roba
salutare... per chi vende. Sappiate che anche per il
caffè decaffeinato è la stessa cosa: se non è stato decaffeinato con mezzi naturali (tipo il Lavazza Dek, per fare un esempio in cui
si usa l'anidride carbonica), anche per questo prodotto si usano solventi per decaffeinarlo.
Tempo fa acquistai una confezione di decaffeinato Coop; arrivato a casa ne trasferii il contenuto nel classico barattolo da dispensa; dopo qualche giorno lo aprii e venne fuori un fetore simile al kerosene che bruciava nelle stufe da camera che usavamo una quarantina d'anni fa; i più grandi si ricorderanno di che fetore si tratta.
Nel passato mese di luglio abbiamo pubblicato un
servizio nel quale abbiamo sottolineato le responsabilità che pseudo vegetariani-vegani-animalisti hanno, con i loro atteggiamenti di odio
e rancore verso coloro che fanno uso di carni e di prodotti animali, hanno nell’alimentare la strage che quotidianamente si perpetra nei
confronti degli Animali.
Ora, pur volendo parlare di fregature alimentari nell’ambito di un uso del cibo razionale per lo Studente che è sul percorso della realizzazione del Sé, vogliamo comunque dare una mano agli animali che ci stanno comunque molto a cuore.
In futuro vi prometto la pubblicazione di un bel servizio tratto dal libro LIFE i segreti della ghiandola pineale che avrà come titolo COME MANGIA UN INIZIATO. A questo punto parliamo del latte: credo che nessun studente della nostra Scuola faccia più uso di latte per due motivi: uno perché bere latte da adulti è una perversione della sola razza umana: solo i cuccioli hanno bisogno di latte.
L’altro motivo che risulta parallelo al primo è che queste mucche non sono più viste come animali che hanno e devono continuare a possedere una dignità, bensì come macchine da produzione da spremere letteralmente. Ne consegue che il più delle volte sono alla catena per tutta la vita.
Dal sito www.infolatte.it leggiamo: "Dall'età di circa due anni, le mucche trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno. Poco dopo la nascita, i vitelli sono strappati alle madri perché non ne bevano il latte e rinchiusi in piccoli recinti dove si possono a malapena muovere.
Sono alimentati con una dieta inadeguata apposta per renderli anemici e far sì che la loro carne sia bianca e tenera (come piace ai consumatori) e infine sono mandati al macello. La mucca verrà quindi munta per mesi, durante i quali sarà costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l'ammontare di quello che sarebbe stato necessario, in natura, per nutrire il vitello."
Le mucche sono comunemente fecondate mediante inseminazione artificiale; frequente anche il trasferimento embrionale, pratica estremamente dolorosa tanto da richiedere l’anestesia epidurale per legge. Questa pratica è usata per moltiplicare rapidamente la quantità di mucche di “alta qualità”, cioè più produttive. Anni di selezioni genetiche hanno fatto sì che le mucche da latte attualmente producano circa dieci volte la quantità di latte necessaria per nutrire i propri vitelli, tra i 30 e i 50 litri di latte al giorno.
A causa dell’alta produzione di latte cui sono costrette, le mucche sono in un continuo stato di “fame metabolica”, affinché il loro corpo provveda, esaurendosi, alle energie necessarie a tutte le loro funzioni. Inoltre, le mammelle sono così pesanti che il peso incide considerevolmente sulle zampe posteriori, danneggiandole gravemente: sono molto frequenti i casi di zoppie riscontrati nelle mucche da latte.
Oltre al peso, un fattore determinante è rappresentato dal fatto che durante l’inverno sono spesso alloggiate in poste (specifiche aree), nella maggior parte dei casi troppo strette per consentire loro un adeguato spazio, così che spesso le zampe posteriori degli animali restano per ore nel canale di scorrimento dei reflui, subito dietro le poste, quasi marcendo. Altro fattore è costituito dall’insufficienza di uno spazio lettiera per cui le mucche si sdraiano sui propri bisogni e per il contatto diretto con il pavimento causa loro abrasioni e infiammazioni delle articolazioni: le mucche non sono come i cavalli che vivono l'intera esistenza in piedi.
Ma il costo in dolore e sofferenza dell’animale non è quantificabile: tutte queste patologie contribuiscono in maniera determinante a privarli quasi totalmente di energie, tanto da non riuscire materialmente a rimanere in piedi, diventando quelle che comunemente vengono definite “mucche a terra”: che meraviglia...
Altra patologia frequente delle mucche da latte è l’insorgenza di mastiti, dolorosa infezione batterica delle mammelle le cui cause principali sono costituite dalle macchine per la mungitura automatica e dalle scarse condizioni igieniche degli allevamenti e il 30% delle mucche da latte ne soffrono e questo costa all'industria casearia europea 1,5 miliardi di euro l'anno; si ritiene che ogni anno siano utilizzate milioni di dosi di antibiotici (spesso penicillina) per curare questa patologia, con enormi costi finanziari e una parte dei farmaci ce li becchiamo noi attraverso la catena alimentare. Queste spesso sono le condizioni di questi animali:
Il vero problema è che stanno cercando di modificare geneticamente queste mucche per renderle resistenti alle mastiti; leggi qui.
Siamo in clima di pura follia. Oltre che per il latte, lo stesso discorso vale anche per i formaggi, chiaramente, visto che per produrre un chilo di formaggio ci vogliono diversi litri di latte; mica ce la possiamo scampare così... Se non si conosce il metodo di estrazione del latte e le condizioni di come viene trattato l'animale (mucca, pecora, capra), uno Studente sulla strada della realizzazione del Sé ritiene giusto non contribuire a questo genere di disarmonia.
Ricordiamoci che tutto il dolore e la disarmonia del mondo, premendo sull'inconscio collettivo, comunque ci avvolge tutti fin quando avremo delle forme-pensiero con le quali siamo attaccati all'inconscio collettivo stesso. Ora passiamo alle fregature commerciali.
Le parti in rosso che seguono le abbiamo prelevate dal sito www.latte.it/Pages/datieconomici.htm, ma le abbiamo spudoratamente modificate per dare enfasi a parti specifiche; vediamo le definizioni dei vari tipi di latte.
È il latte della mucca, fresco di stalla, che non dura più due giorni se non bollito, quattro giorni se bollito; è sempre consigliabile bollirlo. Ad oggi, in Italia, ci sono 1239 distributori alla spina di questo tipo di latte (guarda la mappa). Questo prodotto è pari pari così come prodotto dalla mucca. Latte intero fresco pastorizzato Latte intero un piffero: per legge deve avere un contenuto di materie grasse almeno del 3.5%.
È intero solo per dicitura poiché la maggior parte della parte grassa è stata prelevata e ci vendono una specie di scarto che chiamano intero solo perché una normativa lo definisce così. La pastorizzazione è il processo di riscaldamento cui vengono sottoposti il latte o altri prodotti alimentari, generalmente a temperature tra i 54 e i 70°C e per tempi compresi tra i 20 e i 30 minuti.
Esistono anche dei nuovi metodi denominati "flash" che riscaldano il latte da 65 a 76°C per 15-22 secondi. In questo modo si distruggono parte dei batteri patogeni e si ritarda lo sviluppo di altri batteri (c’è bisogno di temperature più alte per eliminare tifo, colibacilli, micobatteri, brucelle, così come affermato dal dottor Norman Walzer).
Il calore della pastorizzazione è sufficiente a distruggere i batteri lattici come il Lactobacillus acidophilus necessario per la sintesi delle vitamine del complesso B nel colon. Latte parzialmente scremato fresco pastorizzato Latte contenente l'1.8% di materie grasse; ci vendono quest’acqua sporca a volta arricchita con le Vitamine A e D per compensare le perdite nutrizionali e ci vogliono convincere dicendoci che possiede poche calorie, mentre in realtà per le industrie sarebbe un prodotto di scarto: dovrebbero regalarlo ai consumatori per evitare di doverlo smaltire loro. Poi voi comprate a parte, pagandoli a peso d'oro, la panna e il burro.
Latte scremato fresco pastorizzato Questo latte contiene meno dello 0.5% di materie grasse, un cimitero di nutrienti. Può essere arricchito di Vitamina A per compensare le perdite dovute alla sottrazione di grassi.
Ma vi rendete conto? Talvolta può essere integrato con la Vitamina D per dare la parvenza di qualcosa che sa di qualcosa. In questo caso questo prodotto non ce lo dovrebbero regalare, bensì ce lo dovrebbero pagare per smaltirlo al posto loro.
Il latte U.H.T. viene trattato ad alte temperature e imbustato in contenitori sterili: ciò permette una conservazione a temperatura ambiente per circa 3 mesi. Una volta aperto il contenitore il latte U.H.T. deve essere consumato entro 1 giorno, più rapidamente degli altri tipi di latti.
Il trattamento UHT non garantisce la distruzione delle spore più resistenti.
Il latte a lunga conservazione è il più diffuso anche rispetto a quello fresco; il suo successo è dovuto al fatto che dai consumatori è ritenuto più comodo perché dura di più. Laboratori specializzati hanno verificato anche se è privo di inquinanti e sostanze pericolose e hanno messo alla prova le marche più diffuse analizzandole a cominciare dall'etichetta (in molti casi non esauriente) per finire con la degustazione. Le prove di laboratorio hanno invece evidenziato la presenza in quasi tutte le confezioni di tracce di cadmio e cromo, ma in quantità molto trascurabili e non allarmanti.
Per quanto riguarda il gusto, solo un paio di prodotti si sono meritati un giudizio buono sotto questo profilo, molti altri sono sufficienti, qualche prodotto invece non ha incontrato i gusti degli assaggiatori. Non vogliamo parlare di quelle sofisticazioni alimentari che riguardano latte condensato, latte in polvere e latte aromatizzato.
Per farvi vedere questa cosa, l'altro giorno sono andato al supermercato ed ho indagato sul Latte Fresco Blu Premium Parmalat: il sito dice che è un latte microfiltrato e mantiene inalterate le sue caratteristiche per 15 giorni, anche se ha, per legge, 10 giorni di scadenza. Quindi? Per legge, un latte definito "fresco" non può avere più di 6 giorni di scadenza (Decreto Ministeriale 24-7-03 articolo 1). Uhm... vediamo come stanno le cose.
La parte che segue è stata rilevata sul sito http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/latte/latte_microfiltrato.htm. Dopo una campagna pubblicitaria televisiva di 5 miliardi, il latte Frescoblu conquista una grossa fetta del mercato. La concorrenza non resta al palo e contrattacca a suon di ricorsi prima al garante della pubblicità (con esito negativo), poi al tribunale di Bologna che decreta che il latte Frescoblu non può essere chiamato fresco pastorizzato.
Dopo l'istituzione di una commissione di inchiesta, viene fatto un decreto che consente di chiamare "fresco" il latte microfiltrato. Questa vicenda ha forzato i tempi di una riforma che forse non sarebbe ancora avvenuta, quella della legislazione sul latte fresco.
Le tecniche di produzione e le condizioni igieniche sono migliorate molto in questi anni: questo ha prodotto un aumento della vita del latte fresco, che infatti dura molto più di 4 giorni. Chiunque può fare la prova: il latte fresco ha una durata variabile e può arrivare fino a 8 giorni senza alcuna alterazione. Ma la legge (del 1989) parla chiaro: il latte fresco DEVE durare quattro giorni, non si può mettere un giorno in più nella data di scadenza!
È anche per questo motivo che il tribunale di Bologna diede ragione alla Granarolo contro la Parmalat. A luglio del 2003, la svolta: appurato che esistono tecnologie che rendono il latte fresco più longevo e che anche il latte tradizionale dura più di una volta, è stato emanato un decreto che allunga la vita del latte fresco fino a 6 giorni dopo il trattamento termico e a 11 giorni se il latte è microfiltrato. Assaperloprima...: checché se ne dica, io non mi fido che un latte possa conservare le stesse proprietà nutritive se viene filtrato in setacci ceramici capaci di eliminare le impurità responsabili della degradazione; ma come fa a mantenere inalterate le proprie proprietà nutrizionali (ammesso che il latte possa nutrire)?
E, ammesso e non concesso, come si fa a chiamare FRESCO un latte di tanti giorni? È come quell'idiozia della pasta fresca che si compra al supermercato che di fresco ha solo la temperatura poiché è conservata nei banchi frigo.
Così come per l'olio, sapete che anche per i formaggi e per il latte non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta?
Martedì 21 luglio di quest'anno gli allevatori italiani, in una protesta coordinata dalla Coldiretti e con la presenza del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, hanno inscenato un controllo delle autocisterne da latte provenienti da oltre frontiera. In definitiva la dimostrazione verteva, giustamente, su questo aspetto, come leggiamo da un servizio on line: La protesta pacifica di Coldiretti [...] a tutela del prodotto italiano è condivisibile.
Proteggere le filiere
produttive davvero italiane, dove il prodotto è frutto dell’eccellenza dei nostri territori è fondamentale, soprattutto in un
momento difficile come questo. Il valore aggiunto del made italy non può essere svilito dall’apposizione di marchi su prodotti
lavorati in Italia, ma ottenuti da materie prime che arrivano dall’estero. E’ una presa in giro per i produttori che lavorano
seriamente e per i consumatori che in fiducia provano a comprare italiano e si ritrovano in tavola prodotti senza le caratteristiche richieste
(fonte testo: www.sassuolo2000.it QUI - fonte immagine: www.panorama.it).
Questo è ciò che accade: In Italia, secondo i dati forniti dal presidente della Coldiretti, "in un anno sono arrivati ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori".
A rischio - sostiene la Coldiretti - ci sono 43 mila stalle, quasi 200 mila occupati e oltre 22 miliardi di euro di valore generato dalla filiera nel settore lattiero caseario che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano. La situazione è destinata ad aggravarsi poiché dal primo gennaio 2009 - denuncia ancora la Coldiretti - può essere incorporato fino al 10 per cento di caseina e caseinati nel formaggio, al posto del latte, secondo quanto previsto dal regolamento comunitario 760/2008 del 31 luglio 2008 (fonte: www.larepubblica.it QUI)
Però ci sono tra voi dei poveri illusi che credono alla baggianata che il calcio di latte e derivati possa fare bene alle ossa e all'osteoporosi: ebbene, fate questa prova. Prendete un osso di pollo e mettetelo in acqua e aceto per un giorno, poi tiratelo fuori. Vedrete che l'osso fletterà e non si spezzerà. Ciò significa che l'osso ha perso il calcio e ha mantenuto le strutture proteiche in silicio che lo rendono elastico; molti di noi hanno fatto questo esperimento nei laboratori scolastici.
L’osteoporosi è una malattia dello scheletro che predispone il malato ad un aumento del rischio di fratture. Ora viene il bello: la cosiddetta MOC (mineralometria ossea computerizzata) è una tecnica diagnostica per l’accertamento del grado di mineralizzazione delle ossa e, pertanto, rappresenta l’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi.
Ebbene, quale minerale o assenza di esso legge la MOC?
Il calcio? NO!!! Risposta sbagliata: con la MOC non si "legge" nessun tipo di minerale!!! Qual è l'apparecchio che esegue la MOC? Caspita, ho fatto un po' di ricerche e questo si chiama DXA che significa Dual energy X-ray absorptiometry che in definitiva misura la densità delle ossa per mezzo di raggi X; questo vuol dire che questo genere di tecnica a raggi X non è in grado di capire qual è il minerale che analizza, ma solo di determinare lo stato della densità del corpo in esame: è un'analisi QUANTITATIVA e non QUALITATIVA.
La MOC rileva solo se la struttura ossea ha perso di densità e, seppur nessun medico abbia mai detto che rileva la perdita di calcio, poi prescrivono l'uso di latticini per integrare il calcio. Ma ora ti faccio un'osservazione: visto che il rischio di un osteoporotico è la frattura, se le sue ossa avessero perso calcio, non dovrebbero affatto spezzarsi, non sarebbero fragili, bensì sarebbero elastiche come l'esperimento dell'osso nell'aceto, non ti sembra. Uhm, bella osservazione, vero?
Ora tieni presente questo: i latticini, tutti e senza esclusione alcuna, in fase di digestione producono metaboliti acidi e rendono l'ambiente generale molto acido. Le ossa, dopo i muscoli, sono le riserve principali a cui il corpo dà ordine di sacrificarne i minerali per cercare di annullare (tamponare, per la precisione) gli alti livelli di acidi contenuti nel corpo e quando lo fa i muscoli perdono sodio e le ossa perdono silicio, per questo con l'osteoporosi divengono fragili, poiché rimane troppo calcio e non c'è più silicio.
I latticini, quindi, fanno aumentare il rischio di fratture ossee se per osteoporosi intendiamo la perdita delle strutture elastiche a base di silicio delle ossa. Facile, no?
Affrontiamo la 'questione zucchero', ridimensionando alcuni luoghi comuni, ma sapendo che i suoi aspetti normativi sono così ingarbugliati che è davvero difficile venirne fuori. Come potrete leggere lo zucchero raffinato è meno nutriente dello zucchero integrale ed è entrato più in contatto con materie di purificazione, ma la maggior parte della letteratura naturalista batte sul fatto che questo tipo di zucchero non possiede nutrienti; questo mi sembra una fesseria bella e buona, considerato che se una verdura viene cotta apporta più anti-nutrienti di un paio di cucchiaini di zucchero bianco al giorno.
La differenza di nutrienti tra lo zucchero integrale e quello raffinato, per l'uso che ne facciamo, è assolutamente trascurabile e vogliamo focalizzare la nostra attenzione su qualcos'altro, cioè sul fatto che lo zucchero viene raffinato per mezzo di procedimenti chimici assurdi in cui si usano anche sostanze velenose. Qui il problema è che noi non parliamo di alimentazione, ma vogliamo solo far notare che questo storto mondo, con le sue menzogne commerciali, è solo il risultato del nostro modo di pensare e quindi è nostra responsabilità renderci conto che fogna di mondo abbiamo creato, poiché se non sappiamo in che condizione siamo, non possiamo fare delle cose per metterlo a posto.
L’associazione francese di Odontostomatologia Preventiva ha confermato i lavori di vari dentisti (tra cui il dottor Weston Price
e il dottor Beguin), secondo i quali “lo zucchero integrale di canna rappresenta uno degli elementi essenziali nella prevenzione
della carie dentaria” (rif. Consigli di benessere alimentare" di Pierre Pellizzari edizioni "Il Punto d'Incontro").
Le successive fasi di raffinazione dello zucchero eliminano tutta una serie di parti (comunque inutili come inutile è lo zucchero)
e lasciano solo saccarosio puro, che viene anche chiamato “calorie rigorosamente vuote”.
Lo zucchero che abbiamo sulle nostre tavole può essere ottenuto da due fonti diverse: dalla canna da zucchero e dalla barbabietola da zucchero. Qual è il migliore tra i due? Potremmo dire quello ottenuto dalla canna da zucchero, perché subisce minori lavorazioni.
Comunque sia quello di canna che quello di barbabietola può essere lavorato in integrale, greggio e raffinato.
Il prodotto ottenuto dalla semplice spremitura della canna da zucchero e successiva evaporazione del succo (Mascobado, Guarapo, Dulcita, Panela); oltre al saccarosio contiene glucosio e sali minerali. Dal caratteristico colore scuro tabacco e dal sapore particolare, è un prodotto ottenuto da lavorazione artigianale. Vediamo quali possono essere le eventuali frodi dannose per la nostra salute.
Sull'etichettatura di questo tipo di zucchero purtroppo non vale il concetto che se sulla confezione non è scritto "zucchero integrale di canna" non è quello che pensate. In questa immagine vedete un vero zucchero integrale di canna, ma sulla confezione c'è scritto solo zucchero di canna:
Il problema è che anche lo zucchero bianco raffinato e quello colorato (il Brown che vedremo tra un attimo) possono provenire dalla canna (oltre che dalla barbabietola), ma non sono integrali. Allora come si fa a riconoscere il vero integrale, cioè quello che non è stato sottoposto a processi chimici? Basta vederlo o palparlo: lo zucchero integrale di canna è sì scuro, ma deve essere una pappetta poiché non deve essere cristallizzato, cioè non deve essere in granelli:
Purtroppo, in tanti bar viene proposto un certo tipo di zucchero che sembra integrale, ma che però è zucchero greggio colorato con caramello sintetico; fate dunque attenzione alla bustina e leggete bene quello che c'è scritto: se non è scritto "zucchero integrale di canna" e se non è cristallino, probabilmente non lo è.
Lo zucchero integrale dovrebbe essere preferito in quanto è un prodotto per la cui produzione non si sprecano energie per processi industriali di raffinazione e questo è un fatto necessario a chi è sulla strada della realizzazione del Sé. Zucchero grezzo (o greggio) L'unico grezzo venduto al dettaglio è quello di canna (Demerara, Cassonade, Rapadura); lo zucchero grezzo di Barbabietola non è commercializzato perché sarebbe di cattivo gusto.
Lo zucchero grezzo di canna è parzialmente purificato, ma contiene ancora sali minerali (0,5%) e piccole quantità (4%) di fruttosio e glucosio che, riperto, sono irrilevanti ai fini nutrizionali.
Per lo zucchero il termine RAFFINATO non è equivalente a quando viene usato per i cereali poiché, mentre per questi ultimi significa privato di una parte (importante, la fibra o il germe), per lo zucchero significa solo "ripulito", per usare un termine che non evochi qualcosa di negativo. Dal nome si è indotti a pensare che lo zucchero greggio non subisca grandi lavorazioni, ma ciò è errato: lo zucchero greggio, prima di essere messo in commercio, subisce un trattamento alcalino con latte di calcio e successivamente con calce viva, quindi viene a contatto con acido carbonico e anidride solforosa (la stragrande maggioranza di queste sostanze non sono tossiche), viene cotto più volte, raffreddato, cristallizzato, centrifugato.
Lo zucchero così ottenuto si chiama 'zucchero greggio' ed ha un colore bruno e lo si distingue da quello integrale poiché è cristallizzato e dovete assicurarvi che ci sia scritto "grezzo" sulla confezione come si vede qui di seguito che sono veri zuccheri grezzi:
Infatti su questo zucchero ci può essere un problema che vedremo qui subito di seguito. Zucchero bruno o Brown sugar Sulla questione del brown sugar non siamo in grado di essere maggiormente accurati poiché c'è una grossa confusione tra legislazione e consuetudine dell'uso di nomi commerciali in quanto universalmente non c'è accordo. Ciò significa che questo nome può indicare il vero zucchero grezzo di canna (demerara) non completamente sbiancato, insaporito da un’aggiunta di melassa e colorato con caramello (E150). Sembra che alcuni zuccheri brown siano in realtà zucchero raffinato colorato artificialmente con la melassa, ma che se versato nell'acqua la colora rapidamente mentre i cristalli di saccarosio diventano bianchi; nell'immagine che segue si vede un brown, cioè un grezzo un po' più sbiancato:
È lo zucchero 'da tavola' - quello semolato - e si ottiene lavorando ulteriormente lo zucchero greggio; può essere di canna o di barbabietola ed è venduto sotto forma di pani, blocchi, semolato, velo, zollette, granella, candito. Si ottiene per successiva lavorazione dello zucchero greggio; in cosa consiste quest'ultima fase di lavorazione è presto detto: un trattamento con carbone animale, con acido solforoso e con un'opportuna sostanza (il blu indantrene - una sostanza colorante del catrame - e il blu oltremare, una sostanza tossica) che ne stabilizza il bel colore bianco e questi possono essere note negative.
Lo zucchero bianco sembrerebbe essere causa di aggressività e di comportamento violento dell’uomo (più avanti vedremo il servizio di come si alimenta un iniziato in cui si nota che non fa uso di zuccheri poiché non si nutre di torte e dolciumi in quanto tossici per la digestione); comunque un cucchiaino di un qualunque zucchero non provoca alcun pericolo, quindi vediamo di non essere estremisti ed ipocriti. Una ricerca clinica condotta su minorenni particolarmente rissosi, reclusi in 14 istituti di pena statunitensi, ha dimostrato che eliminando lo zucchero industriale dalla loro dieta le risse diminuivano del 40%.
Un esperimento simile fu condotto in Inghilterra su 50 detenuti e diede risultati pressoché analoghi.
Un’altra ricerca condotta in Virginia su 276 giovani delinquenti detenuti, ha dimostrato la riduzione del 50% del comportamento violento a seguito della soppressione dello zucchero industriale. Quindi sembrerebbe che lo zucchero raffinato danneggi il corretto funzionamento delle cellule cerebrali rendendo l’individuo più irritabile, soggetto allo stress e più violento.
C'è su internet un errato accostamento, come si è detto prima, tra i cereali non integrali e lo zucchero raffinato. Poiché quando si consumano troppi farinacei raffinati si va incontro ad uno stress glicemico per eccessiva secrezione di insulina che alla fine causa infiammazioni e, col tempo, può provocare obesità, diabete ed alcune forme di tumore in quanto questo ormone è capace di stimolare una proliferazione delle cellule e quindi anche di quelle tumorali, si ritiene falsamente che lo zucchero raffinato possa portare gli stessi problemi poiché è raffinato: ripetiamo che raffinato, nel caso dello zucchero, significa solo purificato, non privato di parti.
Basta con questi allarmismi che fanno gli ignoranti; il problema degli "stessi problemi" di cui sopra, il picco glicemico ad esempio, riguarda il fatto che l'organismo umano non tollera gli zuccheri. Come dice anche un opuscolo dell’INRAN, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (lo trovi qui):
Non è vero che il valore calorico e le caratteristiche nutritive dello zucchero grezzo siano diverse da quelle dello zucchero bianco per un semplice motivo: lo zucchero è un veleno in qualsiasi forma, specie il fruttosio e quello della frutta matura zuccherosa. Lo zucchero grezzo (che si ricava sia dalla canna da zucchero che dalla barbabietola) è semplicemente uno zucchero non totalmente raffinato: le differenze di colore e sapore dipendono dalla presenza di piccole quantità di residui vegetali (melassa) che non vantano particolari significati nutrizionali.
Lo zucchero di canna integrale biologico, il malto d’orzo o succo di acero sono ugualmente dannosi al pari dello zucchero bianco; è vero che tutti i prodotti integrali sono più etici poiché sprecano meno energia nei processi di lavorazione industriale, ma ancora più etico è trattare bene il nostro corpo facendo a meno dello zucchero. Zucchero invertito: liquido Soluzione acquosa di saccarosio (almeno il 62%) e zucchero invertito (saccarosio idrolizzato) fra 3 e 50%; è usato per gelateria e pasticceria, per cui evitate di consumare cibi contenenti questi prodotti troppo lavorati. Zucchero liquido Soluzione acquosa di saccarosio (con almeno 62%) e zucchero invertito inferiore al 3%; usato per pasticceria e bar (cocktails), per cui evitate di consumare cibi contenenti questi prodotti troppo lavorati.
Sciroppo di glucosio: soluzione acquosa, deriva dall'idrolisi enzimatica dell'amido di diversa origine (soprattutto mais), depurata e concentrata fino almeno al 70% di saccarosio e oltre il 20% di destrosio (glucosio). Incredibilmente questo sciroppo è lecito disidratarlo e reidratarlo ed è molto usato in pasticceria, per cui evitate di consumare cibi contenenti questi prodotti troppo lavorati.
Comunque lo zucchero di cui ha bisogno il nostro organismo è è molto poco, solo quello della frutta di stagione non troppo matura e non essiccata; il fruttosio è probabilmente il più pericoloso tra gli zuccheri per la macchina umana in quanto mima la reale produzione ed effetto dell'insulina (è come il masticare una goma che dà allo stomaco il comando di produrre acidi per un cibo che non arriva mai) non soddisfacendone l'assimilazione nell'organismo in quanto solo il glucosio può essere assorbito.
Quando si sente la necessità di qualcosa di dolce la cosa migliore sarebbe consumare datteri, prugne o albicocche secche, fichi secchi, uva passa.
Dobbiamo comprendere che non si può abusare di fruttosio: esso è tolLerato (POCO) solo quando viene assimilato nella frutta DI STAGIONE. Quindi MAI bere succhi di frutta che sono naturalmente carichi di zuccheri e il fatto che sia scritto "senza zuccheri aggiunti" non significa proprio niente.
Poiché siamo alla fine, voglio inserire una serie di diciture che differenziano i succhi di frutta: non si sa mai. Nella normativa vigente sono ammesse tutte le specie di frutta, ad esclusione del pomodoro:
Negli edulcoranti ricade l'aspartame. Vi spiego un trucchetto! L'aspartame è stato infatti approvato negli anni '80 come dolcificante alimentare e come tale impiegato su larga scala in bevande analcoliche contenenti acido carbonico, bevande analcoliche in polvere, yogurt e prodotti dell’industria dolciaria e dietetica.
Nei prodotti alimentari, l'aspartame è spesso indicato con la sigla E951. In questa sede noi non possiamo dare per certo la tossicità dell'aspartame: per quanto ne sappiamo non esistono studi certi eseguiti su gruppi di persone che assumono l'aspartame e che sono state tenute sotto controllo, ma lo sappiamo che se ci sono in ballo grossi interessi, è difficile che studi che vanno "contro" possano trovare il dovuto spazio; anche per l'amianto correvano voci e si diceva che erano allarmi infondati, ma poi sappiamo come le cose sono andate a finire.
Allora facciamo il discorso al contrario, cioè parliamo di una presunta tossicità valutando i componenti che contiene. Una volta ingerito, l'aspartame è rapidamente metabolizzato nei suoi tre componenti: Acido aspartico, Fenilanina e Metanolo.
Questi prodotti del metabolismo sono stati spesso oggetto di discussione riguardo la potenziale tossicità; in casi rari, come per gli individui affetti da fenilchetonuria (malattia genetica rara in cui non si metabolizza la fenilalanina) l’uso di aspartame deve essere limitato. Per tale motivo i dolcificanti e gli altri prodotti alimentari o dietetici contenenti aspartame devono riportare l'avvertenza "contiene una fonte di fenilalanina".
In ogni caso ci sono ricerche che rivelano che l'aspartame è una sostanza da rischio cancerogeno; scarica l'impressionante ricerca qui svolta presso il prestigioso ISTITUTO RAMAZZINI di Bologna.
I dati che seguono che riguardano i tre componenti dell'aspartame, sono stati rilevati dal sito: https://www.altrogiornale.org/dolcificanti-artificiali-laspartame-2/
L'Aspartame è costituito per il 40% di acido aspartico e il Dr. Russel L. Blaylock, un professore di neurochirurgia dell'Università Medica del Mississipi, ha pubblicato un libro nel quale descrive tutti i danni causati (ci sono ben 500 referenze scientifiche) dall'ingerimento spropositato di questo aminoacido.
L'acido aspartico è il precursore di un neurotrasmettitore chiamato aspartato che in dosaggi eccessivi uccide "eccitando fino alle morte" (eccitotossina) alcuni neuroni causando un esagerato afflusso di calcio nelle cellule. Questo causerà la morte delle cellule stesse per un'alta produzione di radicali liberi. Durante l'infanzia, la barriera sanguigna del cervello che normalmente protegge il cervello dall'eccesso di aspartato e da altre sostanze dannose, non è pienamente sviluppata, non proteggendo di conseguenza tutte le aree del cervello. Donne incinte e neo-mamme abbiate cura del vostro bambino! Diversi studi hanno dimostrato che una prolungata esposizione a questa sostanza provoca le malattie sopra menzionate, più altri disturbi come la perdita di memoria e di udito, problemi ormonali e altro ancora.
L'aspartame è costituito al 50% di fenilalanina, un aminoacido che si trova normalmente nel cervello. Nelle persone che assumono regolarmente questo dolcificante sono stati riscontrati livelli esageratamente alti (spesso letali) di fenilalanina nel cervello e gli individui affetti da fenilchetonuria (l'impossibilità di metabolizzare questa sostanza) sono ancora più a rischio. Eccessivi livelli di fenilalanina nel cervello possono causare un abbassamento del livello si serotonina in quest'ultimo, portando vari disordini: depressione, schizofrenia, mal di testa e rende l'individuo più suscettibile agli infarti.
Vi ricordate gli incidenti passati dovuti a questo veleno? Ha causato la cecità e la morte di alcuni bevitori di vino qualche anno fa. Questa sostanza si ossida nel nostro corpo producendo formaldeide e acido formico: questi due metaboliti sono altamente tossici.
La formaldeide è una sostanza cancerogena, causa danni alla retina, interferisce con la formazione del DNA e produce difetti di nascita. I sintomi di avvelenamento del metanolo includono: gravissimi disturbi alla vista, ronzio negli orecchi, nausea, vuoti di memoria, disturbi gastrointestinali e molti altri. L'altro giorno ho fatto un esperimento: avevo un'invasione di formiche e ho preso dell'aspartame, l'ho sciolto in acqua, l'ho riscaldato e... voilà ... il gioco è fatto: le formiche erano state sterminate. Non è vero, stavo scherzando, ma volevo solo darvi l'idea di cos'è davvero l'acido formico; vediamo la definizione di wikipedia: È un liquido incolore dall'odore pungente, è corrosivo e, se tenuto a contatto con la pelle provoca ustioni, distruggendo l'intero spessore del tessuto cutaneo. È catalogato come additivo alimentare con il codice E236 e più precisamente rientra nella categoria dei conservanti e possono essere usati nei succhi di frutta, in bevande e in conserve di verdure (fonte: QUI)
L'aspartame si converte cioè in sottoprodotti pericolosi per i quali non esistono contromisure naturali e la quantità di metanolo ingerita grazie all'aspartame è senza precedenti nella storia umana. L'aspartame sembra danneggiare la retina, quindi produrrebbe ulteriore cecità ai diabetici che già ne soffrono di loro e che, inconsapevolmente, ne fanno uso.
Leggete qua:
aspartame 1
aspartame 2
L'aspartame è un dolcificante presente nel 90% dei prodotti con dicitura LIGHT o SENZA ZUCCHERO. Questa dicitura viene collocata sulla confezione con orgoglio, a caratteri cubitali in modo che tutti possano vederla, ben pochi però, dopo che sono stati attratti dalla "leggerezza" del prodotto vanno a verificare qual è la componente che ha sostituito il vecchio e caro zucchero.
L'aspartame è il dolcificante maggiormente usato nelle bustine che al bar moltissimi usano per dolcificare il caffè; è il dolcificante presente in quasi tutte le gomme da masticare presenti sul mercato, è presente persino nello sciroppo per la tosse che forse (spero di no !) dai a tuo figlio. Beh, a questo punto decido di non utilizzare l'aspartame; meglio lo zucchero, anche se bianco.
E per quanto riguarda i conservanti, sappiate che anche i supermercati sono pieni su cose inaspettate, tipo su quella che chiamiamo la frutta fresca: guardate nel cerchietto:
per forza: se la roba viene dal Sud Africa è normale che deve essere trattata, ma questa cosa l'ho vista anche sulle arance di Sicilia. Credo che non serva andare avanti sulla discussione, basterà che VOI leggiate le informazioni sulle etichette...
Continuiamo a parlare di etica e stavolta ci mettiamo in mezzo galline, pulcini e uova. Centinaia di milioni di galline in Europa
sono vittime di sistemi di sfruttamento solo per soddisfare la
richiesta di uova; le galline ovaiole vivono
assiepate (ammassate) in spazi stretti: il cannibalismo è abituale nei sistemi di sfruttamento delle galline,
per questo, al momento della nascita, tagliano il becco a tutte quante perché ci siano meno perdite economiche dovute alla
diminuzione della produzione delle uova e della qualità della carne.
La mancanza di vitamine, i parassiti e il contatto continuo con l'acciaio delle gabbie causano la perdita di quasi tutte le piume e lo stress accentua il comportamento in cui si beccano costantemente, causandosi ferite che peggiorano giorno dopo giorno.
Sorte peggiore è per centinaia di milioni di pulcini maschi che sono anch'essi vittime di questo consumo e che vengono di solito dimenticati e le cui morti non sono nemmeno presenti nelle statistiche ufficiali. In tutti gli allevamenti che "producono" galline ovaiole, i pulcini maschi vengono massacrati appena nati: li triturano vivi oppure vengono uccisi nelle camere a gas, dato che non producono uova e non sono economicamente convenienti per altri tipi di sfruttamento (i "polli da carne" sono di una razza apposita, le galline ovaiole di un'altra). In questo mercato, i pulcini maschi della razza di galline ovaiole sono “esuberi”: non rimane che triturarli o soffocarli ancora in fasce, a volte gettati sui campi agricoli in modo che il freddo della notte li ammazzi facendoli divenire concime.
Vi dirò di più: un amico, anni fa, vide che i pulcini maschi di un allevamento ovaiolo venivano buttati in una vasca tipo una piscina; quando la vasca era piena, un rullo trasportatore portava tutti i pulcini vivi in una specie di betoniera trituratrice e all'uscita, come carne triturata, ciò che rimaneva veniva essiccato (asciugato dal sangue) e diveniva... mangime per le stesse galline che li avevano partoriti.
E non venitemi a dire che non è facile trovare qualcuno che sappia di un contadino che produce in proprio le uova; tutti voi, se chiedete in giro, in massimo 8 passaggi potreste arrivare anche al presidente degli Stati Uniti. Questo è un gioco che ho fatto spesso: ognuno di voi certamente conoscerà qualcuno che conosce qualcuno che conosce qualcuno altro e in qualche passaggio, sembra massimo otto, inevitabilmente può arrivare a conoscere indirettamente qualsiasi abitante del pianeta; attualmente tra me e il presidente degli USA ci passano solo due persone, quindi non venitemi a dire che non siete in grado di trovare un contadino etico vicino casa vostra che non vi credo. Per farti un'idea, clicca sull'immagine sotto che si ingrandisce:
Più facciamo i furbi, più rimaniamo imprigionati dalla stessa nostra furbizia; tutto ciò che accade, indica come il mondo che stiamo creando ci stia sempre più sfuggendo di mano a causa della nostra irresponsabilità derivante dal fatto che non ci impegniamo a far andar bene le cose. Si tratta di un altro aspetto che stiamo creando e che, proprio per il fatto che continuiamo a tenere gli occhi chiusi dinanzi a una realtà che non funziona, essa si nasconde così bene al punto tale di avere dei prodotti alimentari in cui aziende alla ricerca di grandi interessi commerciali vi hanno messo dentro strumenti di morte praticamente invisibili alle normali tecnologie di analisi e strumenti di ricerca.
fonte immagine: SOS Planete - https://terresacree.org
Questa sopra sembra un'immagine inquietante, ma per chi ne capisce un po' di biochimica posso dirvi che è terribile, per ciò che vorrebbe rappresentare. Quello che segue è una parte di un articolo liberamente tratto dalla rivista Nexus ed. italiana n. 80 del luglio 2009 dal titolo Nanotecnologia, la nuova minaccia alimentare.
La nanotecnologia è una nuova e potente tecnologia con la funzione di scindere e ricostruire le strutture naturali a livello molecolare e atomico; incarna il sogno degli scienziati di riuscire a rifare il mondo a partire dall'atomo, impiegando la manipolazione a livello atomico per trasformare e costruire una vasta gamma di nuovi materiali, congegni, organismi viventi e sistemi tecnologici.
Nanotecnologia e nanoscienza comportano lo studio di fenomeni e materiali, nonché la manipolazione di strutture, congegni e sistemi che esistono su nanoscala, vale a dire di dimensioni inferiori ai 100 nanometri (nm). Tanto per fare un esempio, gli ordini di grandezza sono pari a 2.5 nm per un filamento di DNA, 5 nm per la molecola di una proteina, 7.000 nm per un globulo rosso, 80.000nm per un capello umano.
Le proprietà delle nanoparticelle non sono governate dalle stesse leggi fisiche relative alle particelle più grandi, bensì dalla meccanica quantistica; di conseguenza esiste la possibilità che le proprietà chimiche e fisiche delle nanoparticelle - ad esempio colore, solubilità, resistenza, tossicità e reattività chimica - risultino alquanto diverse da quelle delle particelle più grandi della medesima sostanza.
Dopo l'ingegneria genetica, la nanotecnologia rappresenta il più recente tentativo di infiltrazione dell'alta tecnologia nelle nostre derrate alimentari. Alcuni scienziati di fama hanno segnalato con allarme che la nanotecnologia - la manipolazione della materia a livello atomico e molecolare - introduce nuovi e seri rischi per lo stato di salute degli esseri umani e dell'ambiente.
Nondimeno, in assenza di dibattito pubblico o di supervisione da parte degli enti di regolamentazione, prodotti alimentari realizzati utilizzando la nanotecnologia e privi di apposita etichettatura hanno iniziato a fare la loro comparsa sugli scaffali dei supermercati.
Nel mondo si sta manifestando un crescente interesse nei confronti degli alimenti, della salute e dell'ambiente. Ci preme sapere dove, come, perché e da chi vengono realizzati i vari prodotti, quanta strada hanno percorso e quanto a lungo sono rimasti in magazzino.
I movimenti che propugnano alimenti biologici e locali sono emersi come una risposta pratica e intuitiva al crescente impiego di sostanze chimiche nella produzione alimentare, nonché all'altrettanta crescente alienazione dell'agribusiness rispetto ai sistemi agricoli olistici.
La gente ha deciso di optare per gli alimenti biologici poiché tiene alla salute propria, dei propri cari e dell'ambiente. Inoltre, l'agricoltura biologica consente alle persone di sostenere un tipo di agricoltura integrata e amica dell'ambiente, nonché una tecnologia appropriata, invece delle colture industriali intensive basate sulla chimica.
Ora la nanotecnologia introduce una nuova ondata di assalti contro i nostri alimenti; essa è l'antitesi, ad alta tecnologia e su scala atomica, dell'agricoltura biologica, la quale conferisce valore alle proprietà naturali e salutari degli alimenti integrali freschi non lavorati.
In aggiunta la nanotecnologia trasforma un'azienda agricola in un'estensione automatizzata della linea di produzione industriale ad alta tecnologia, impiegando prodotti vincolati da brevetto che concentreranno inevitabilmente il controllo delle corporazioni; per di più, introduce nuovi gravi rischi per la salute degli esseri umani e dell'ambiente.
Le proprietà alterate delle nanoparticelle hanno creato la possibilità di numerosi e lucrosi nuovi prodotti e applicazioni. Nanoparticelle frutto di manipolazione vengono impiegate in letteralmente centinaia di prodotti già presenti sugli scaffali dei supermercati, fra cui creme solari trasparenti, cosmetici che diffrangono la luce, idratanti a penetrazione aumentata, tessuti antimacchia e antiodore, rivestimenti antisporco, colori a lunga durata, vernici per mobili, nonché persino in alcuni prodotti alimentari.
Il Center for Technology Foresight dell'APEC (Asia Pacific Economie Cooperation) ha previsto che la nanotecnologia rivoluzionerà tutti gli aspetti della nostra economia e società, determinando un sovvertimento sociale su larga scala. Le aziende dei settori agricolo e alimentare hanno investito miliardi di dollari nella ricerca sulla nanotecnologia, con un numero non meglio definito di nano-prodotti alimentari, privi di etichettatura, già presenti sul mercato. In assenza in ogni parte del mondo, dell'obbligo di etichettatura, risulta impossibile stabilire quanti prodotti alimentari commerciali attualmente contengono nano-ingredienti.
L’Helmut Kaiser Consultancy Group, analista pro-nanotecnologia, lascia intendere che attualmente sul mercato mondiale siano oltre 300 nano-prodotti - alimentari (vedere http://www.hkc22.com); stima che nel 2005 il giro d'affari del mercato nano-alimentare globale si aggirasse intorno ai 5,3 miliardi di dollari e che nel 2010 aumenterà sino a 20,4 miliardi; infine, prefigura che nel 2015 la nanotecnologia verrà impiegata nel 40% degli alimenti.
Per la ricerca inerente alla nanotecnologia alimentare, le aree di cruciale importanza sono quattro:
I timori inerenti all'utilizzo della nanotecnologia in agricoltura e nei prodotti alimentari sono connessi all'ulteriore automazione e alienazione della produzione relativa, ai seri rischi per gli esseri umani e all'ambiente, nonché all'ulteriore perdita di riservatezza, in quanto la nano-sorveglianza traccia ciascuna fase della catena alimentare. La mancata presentazione, da parte dei governi, di leggi a tutela dei cittadini e dell'ambiente dai rischi della nanotecnologia è fonte di forte preoccupazione.
Si presume che le applicazioni nanotecnologiche alla lavorazione dei prodotti alimentari possano "migliorarne" sapore, consistenza, aspetto, contenuto nutrizionale e longevità tramite la manipolazione a livello atomico; si è arrivati a sostenere che tutto questo avrà come esito alimenti "più sicuri". Tali presupposti si basano sull'errata convinzione che gli esseri umani siano capaci di ricreare il mondo naturale a partire dall'atomo - e conseguire un risultato migliore.
Presumiamo di essere in grado di prevedere le conseguenze delle nostre azioni, anche quando abbiamo a che fare con assai imprevedibili processi e forze quali la meccanica quantistica. Malauguratamente, la storia ci ricorda che non siamo molto bravi a prevedere gli esiti di sistemi complessi.
Ricerche scientifiche preliminari hanno dimostrato la possibilità che numerosi tipi di nanoparticelle sfocino in un accresciuto stress ossidativo che, a sua volta, può provocare la formazione di radicali liberi i quali hanno come potenziali esiti cancro, mutazione del DNA e persino morte cellulare. Si è riscontrato che i fullereni - nanoparticelle di carbonio - inducono danni cerebrali nel pesce persico largemouth, una specie che gli enti di regolamentazione hanno accettato come modello utile a definire gli effetti ecotossicologici.
Nel suo rapporto del 2004, la britannica Royal Society ha riconosciuto i gravi rischi della nanotossicità e ha raccomandato che, "prima di autorizzarne l'impiego nei prodotti, gli ingredienti in forma di nanoparticelle dovrebbero essere sottoposti a un'approfondita valutazione di sicurezza da parte dell'ente di consulenza scientifica deputato" (vedere https://www.nanotec.org.uk/finalReport.htm).
Nonostante tale avvertimento, non sono ancora entrate in vigore leggi che disciplinino l'uso dei nanomateriali nei prodotti destinati alla commercializzazione, o da garantire che non arrechino nocumento a coloro che li usano, a coloro che li producono o ai sistemi ambientali in cui si smaltiscono i nanoprodotti. Mentre sono già disponibili nei supermercati prodotti alimentari privi di adeguata etichettatura contenenti nano-ingredienti manipolati, la nanotecnologia sta solo iniziando a riscuotere una qualche attenzione.
Non sono in vigore regolamenti di alcun genere a tutela della salute pubblica ambientale, né vengono - quasi per nulla - stanziati fondi pubblici o privati per la ricerca sulle conseguenze a lungo termine della manipolazione a livello atomico dei nostri alimenti.
L'analogia con l'introduzione dell'ingegneria genetica, con il rischio aggiunto che comporta l’assenza di qualsiasi supervisione, è tale da far rabbrividire. Sulla nanotecnologia dobbiamo attivarci tutti a livello politico, esattamente come è accaduto per l’ingegneria genetica; è essenziale ottenere una moratoria sull’uso della nanotecnologia sino a quando non entreranno in vigore sistemi di regolamentazione a tutela della salute pubblica e ambientale, nonché sino al momento in cui non vi sarà un autentico coinvolgimento pubblico nelle decisioni concernenti l’introduzione della nanotecnologia stessa. Dobbiamo inoltre assicurarci che i nostri governi destinino i sudati dollari delle nostre tasse a sostegno del settore biologico. Assieme possiamo creare un futuro alimentare sano che sia proficuo per la comunità, non per i profitti delle corporazioni.
Conoscete il Dott. Knock? Negli anni 20 il francese Jules Romains scrisse un libro che poi divenne una commedia e quindi film in cui si trattava della storia di un oscuro personaggio, il dott. Knock, il cui obiettivo era quello di inventare malattie da curare alla gente sana al fine di creare un popolo di malati dal quale poteva ricevere un guadagno periodico come il fornaio che vende di certo il pane tutti i giorni agli stessi "clienti". La commedia, rappresentata per la prima volta a Parigi il 15 dicembre 1923, fu replicata 1400 volte.
Mercoledì notte 5 agosto 2009 (in tarda serata chiaramente...) su Rai 3 c'è stata una puntata di C'era una volta... dal titolo Inventori di malattie in cui il dott. Knock è stato uno degli infami protagonisti di coloro che stanno inventando le malattie per la gente sana. Ti consiglio di vedere questo estratto della durata 3 minuti e 40 del programma Inventori di malattie andato in onda il 5 agosto 2009 su Rai 3 (di cui dopo c'è il video in durata integrale) e poi passiamo alla questione della fabbrica delle malattie.
La quasi totalità delle malattie presenti nei testi di psichiatria sono assolutamente inventate e spesso divengono strumento per spalmare questi disturbi su grosse fette della popolazione: l'ADHD, il disturbo della iperattività e dell'attenzione di cui davvero si contano pochi casi, è divenuto un business necessario per "curare milioni" di bambini semplicemente vivaci con gli psicofarmaci: sono davvero pochissimi i bambini con questo disturbo, ma ci stanno rovinando i nostri figli con gli psicofarmaci, il Ritalin che ha aumentato dell'800% le vendite negli ultimi anni. Immaginate che stanno curando bambini per la sindrome maniaco-depressiva, la famosa sindrome bipolare, un "disturbo" assolutamente da adulti, e per indurre i bimbi a prendere psicofarmaci hanno stampato un libro che è attualmente in vendita anche su siti italiani in cui un orsacchiotto dice al bimbo che legge che se ha determinate sensazioni di ansia, tristezza o rabbia è bene che prenda gli psicofarmaci prescritti dal medico perché fanno bene; ecco il libro dal titolo Brandon e l'orsetto bipolare:
Se da persone per bene non potete credete che questo libro è in vendita, guardate QUI.
Poi abbiamo le vaccinazioni e tutta un'altra serie di disturbi che le industrie farmaceutiche trasformano in malattie per mezzo
di comunicati commerciali.
Un esempio molto criminale avvenne quando la Eli Lilly, produttrice di quell'infame psicofarmaco chiamato Prozac, in previsione dello scadere del brevetto, trasformò la sensazione di agitazione derivante dalla fase del ciclo premestruale che ha come nome Disturbo Disforico Premestruale, in una malattia mentale e che venne inserito nel Manuale Diagnostico Statistico delle malattie mentali, un archivio in cui la psichiatria cataloga tutte queste "malattie inventate".
Il problema è che la maggior parte degli incaricati della commissione messa su per decidere se questo disturbo fosse davvero una malattia mentale, aveva rapporti finanziari con la Eli Lilly (fonte: Inventori di malattie - Rai Tre, 5 agosto 2009 - trovi la puntata qui/p>
Grazie a questa ufficialità, la Eli Lilly si trovò la strada aperta al mercato con il Sarafen (fluexitina idrocloridrato) che è la stessa molecola del Prozac e a cui hanno solo cambiato il colore della capsula: quindi scadeva il brevetto, si sono inventati una nuova malattia, hanno corrotto gli organi preposti per farla divenire malattia ufficiale e hanno inondato il mercato con un vecchio farmaco, il Prozac travestito.
Le aziende farmaceutiche sono nel business per fare utili e focalizzano la loro attenzione su modelli di farmaci affinché vengano acquistati.
Queste aziende cercano di creare una domanda attraverso la creazione di disturbi d'ansia di vario tipo, che siano malattie reali o immaginarie; tutto ciò si basa sul fatto che la gente da sempre si immagina tutta una serie di malesseri - alcuni reali altri no - e comunque la gente crea effettivamente una domanda alla quale le aziende si attaccano per fornire un'offerta anche cercando di creare e incrementare esse stesse la domanda, anche se le malattie sono inesistenti, per produrre prodotti che sono in grado di sviluppare per la loro posizione di monopolio.
Per procedere nei loro piani, le aziende farmaceutiche hanno bisogno di false associazioni di pazienti che si danno da fare per promuovere farmaci e terapie farmacologiche; un esempio è la CHADD, un'associazione che rappresenta i pazienti con ADHD che porta a conoscenza delle famiglie questo disturbo facendolo passare per malattia mentale endemica; scavando, scavando si scopre che questo comitato è finanziato totalmente dalla Novartis, l'azienda farmaceutica produttrice del Ritalin, appunto lo psicofarmaco usato per "curare" (leggasi "rovinare") i nostri figli.
Queste belle personcine ricevono 700.000 dollari all'anno dalle industrie farmaceutiche.
Il programma di allargamento di un disturbo a tutti coloro che erano solo vivaci è riuscito, con il risultato che milioni di famiglie hanno fatto assumere ai loro figli tonnellate di psicofarmaci.
Nelle scuole è in atto una grossa campagna di test per poter affermare che i bimbi sono affetti da ADHD: non ci cadete, non abboccate, non fate ammazzate i vostri figli dagli psicofarmaci... Con questa "malattia" neanche gli adulti sono al sicuro: per questo infame mercato, quando il bambino raggiungeva una certa età era un cliente perso; ecco che un'altra industria farmaceutica, la Shire, ad un convegno di banche d'affari a New York ha annunciato con orgoglio ai propri investitori la nascita di un nuovo mercato per mezzo della creazione di una nuova malattia, il DDAI, il deficit da attenzione degli adulti; così dall'oggi al domani un potenziale mercato di 8 milioni di malati, di persone con difficoltà di concentrazione, appariva sul mercato e il farmaco era già pronto.
Guardate che strumentalizzazione pubblicitaria di questa malattia (tratto da www.playattention.com):
Secondo non chiari studi, il 10% del popolo americano soffre della Sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome), cioé quella cosa che tutti al mondo fanno nel muovere le gambe.
A seguito della pubblicità hanno fatto divenire questo normale atteggiamento che tutti abbiamo, una malattia grave; la GlaxoSmithKline ha prodotto il REQUIP ed ha investito centinaia di milioni di dollari in pubblicità per convincere la popolazione di questa nuova grave sindrome e che si deve prendere questo farmaco per tutta la vita se si vuole stare bene.
Ma negli studi con effetto placebo, 6 persone su 10 sono migliorate senza farmaco, mentre in un altro fgruppo di 10 persone con il farmaco ne sono migliorate 7; ciò significa che questo farmaco le malattie le fa venire e che certamente questa "malattia" non è qualcosa da curare, visto che passa con le pillolette di zucchero.
Sei guarigioni placebo contro sette da farmaco significa che la guarigione è di esclusiva titolarità della mente, mentre certamente l'avvelenamento e la tossicità dei farmaco-indotte non possono giustificare quell'unica guarigione in più (che poi vera guarigione non è in quanto la malattia, probabilmente, si sposterà altrove a causa dei nuovi veleni ingeriti). Ragazzi, qui si tratta di essere idioti, altro che avere anelli al naso!!!!!!
Oltre alle malattie inventate, ora vediamo qual è il piano per la creazione di altre reali malattie: parliamo dell'infame
Codex Alimentarius.
Il Codex Alimentarius entrerà in vigore il 31 dicembre del 2009 e potrebbe essere il più grande disastro di tutti i tempi per la salute umana: determinerà gli standard di sicurezza alimentare e le regole in 153 paesi del mondo (gli aderenti al WTO World Trade Organization = Organizzazione Internazionale del Commercio), cioè per il 97% della popolazione mondiale.
Dopo l'attuazione, sarà solo questione di tempo e di volontà degli stati del WTO a recepire tale indirizzo e renderlo legge e a quel punto la nostra salute sarà bella e finita, poiché gli standard di sicurezza alimentare che professa sono, in realtà, mortali. Vediamo cosa scrive il dott. Gregory Damato, medico australiano, in un articolo di settembre 2008 dal servizio: "La lotta contro il Codex Alimentarius" del dott. G. Damato - Nexus n. 78 ed. italiana, pagine 15-20. “La storia del Codex ha avuto inizio nel 1893 quando l'Impero Austro-Ungarico stabilì di aver bisogno di una serie di direttive generali a cui i tribunali potessero fare riferimento nei casi concernenti i prodotti alimentari. Tale serie di direttive di regolamentazione divenne noto con il nome di Codex Alimentarius e rimase in vigore sino alla caduta dell'impero, anno 1918. Nel corso di una riunione tenutasi nel 1962, le Nazioni Unite (ONU) decisero che il Codex andava ripristinato a livello mondiale, onde "tutelare" la salute dei consumatori. I finanziamenti destinati al Codex sono per due terzi stanziati dalla FAO (Organizzazione per l’Agricoltura e l’Alimentazione), mentre il restante terzo è di competenza dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Nel 2002 l'orientamento del Codex ha destato preoccupazioni per la FAO e l'OMS le quali hanno assoldato un consulente esterno che ne valutasse la performance dal 1962 e stabilisse quale direzione l'organizzazione commerciale dovesse intraprendere.
Il consulente concluse che il Codex doveva essere smantellato senza indugio; fu a questo punto che la grande industria si intromise ed esercitò la sua potente influenza, il cui esito aggiornato fu un elusivo rapporto con cui si richiedeva che il Codex si occupasse di 20 questioni all'interno dell'organizzazione. […] A esercitare in maggior misura il dominio sull’agenda del Codex sono gli Stati Uniti, il cui scopo primario è quello di favorire i cospicui interessi dei colossi multinazionali della farmaceutica, della chimica, del settore agroalimentare e simili.
[…] L’ultima riunione del Codex tenutasi a Ginevra (30 giugno-4 luglio 2008) si è conclusa con alcuni interessanti esiti.
Dato che gli Stati Uniti continuavano a spingere le distorte agende dei colossi multinazionali della farmaceutica, della chimica, del settore agroalimentare e simili senza tenere nella minima considerazione il contributo di molti altri paesi, ha cominciato a emergere una certa acrimonia che bolliva in pentola da lungo tempo. Se, come da copione, gli USA non intendono considerare il contributo di una nazione, il paese che ospita la riunione semplicemente nega i visti ad alcuni delegati ufficiali.
Numerosi paesi contestano tale prassi e hanno dichiarato che in virtù di questa e altre ragioni, le decisioni prese dal Codex in loro assenza non hanno legittimità internazionale. Un altro cruciale oggetto di controversia è che gli USA e la Commissione del Codex Alimentarius si rifiutano ostinatamente di acconsentire all'etichettatura degli OGM. Da circa diciotto anni Giappone, Norvegia, Russia, Svizzera e virtualmente tutti i paesi africani nonché i 26 paesi dell'Unione Europea lottano contro gli USA per introdurre l’etichettatura obbligatoria degli OGM; gli USA a loro volta considerano erroneamente gli OGM equivalenti ai non-OGM unicamente in base a un provvedimento legislativo, risalente al 1992, dell'allora presidente George H. W. Bush. Di conseguenza, prima della loro immissione sul mercato statunitense, sugli OGM di qualsiasi tipo non vengono condotti test di sicurezza.
La FDA si rifiuta di esaminare dati sulla sicurezza se non per condurre una singola revisione preliminare sullo sviluppo dell'organismo.
Coloro che si oppongono alla politica statunitense di proibire l'etichettatura degli alimenti geneticamente modificati hanno tratto la conclusione che gli USA non la vogliono in virtù delle potenziali complicazioni legali e relativa assunzione di responsabilità da parte dei produttori e del governo statunitense in caso di tracciabilità di tali prodotti. Se milioni di persone risultano danneggiate o uccise a causa dell'instabilità dei batteri marker e dei virus promotori del DNA inserito quando si verifica l’interazione con la struttura fluida e dinamica dell'organismo umano, allora ne potrebbero conseguire milioni di cause legali. Se, invece, tali OGM sono del tutto non rintracciabili, allora non è possibile accertare la responsabilità del governo o delle corporazioni del danneggiamento alla salute dell'intera popolazione.
Alcuni scienziati della FDA (Food and drug administration, l’ente governativo USA che si occupa della regolamentazione di alimenti e farmaci) hanno ripetutamente segnalato con allarme i pericoli derivanti dal rilascio di OGM nelle forniture alimentari generiche, ma sono stati ignorati o regolarmente messi in disparte. Prima della sessione di Ginevra, la Commissione del Codex sull'Etichettatura degli Alimenti si era riunita a Ottawa, in Canada (dal 28 aprile al 2 maggio 2008), riunione conclusasi con svariati paesi pro-etichettatura furiosi per il fatto che la commissione non aveva analizzato con obiettività la ricerca empirica, preparata dalla delegazione sudafricana, che esponeva nel dettaglio i pericoli degli OGM. Il documento delineava la necessità di un'etichettatura obbligatoria degli OGM, ma è stato ignorato e in seguito ritirato a causa delle pressioni USA.
Di conseguenza, vari paesi hanno progettato di accantonare le prescrizioni del Codex e di adottare un proprio sistema di etichettatura degli OGM, nell'ottica di limitare la diffusione di cibo "letale"; tale iniziativa si è rivelata fonte di grave imbarazzo per la FAO e l'OMS. Secondo la D.ssa Laibow, in occasione della recente riunione di Ginevra la FAO e l'OMS sono infine intervenute e hanno deciso di avviare un programma atto a identificare la contaminazione di basso-livello di OGM negli alimenti. La definizione di contaminazione di basso-livello dipenderà comunque dagli standard di ciascun paese.
Ad esempio, attualmente gli Stati Uniti consentono sino al 10 per cento (il tasso più elevato di tutti i paesi sottoposti al Codex) di contaminazione OGM di alimenti biologici e, sorprendentemente, permettono comunque che questi vengano etichettati con la "Certificazione Biologica del Ministero dell'Agricoltura". Alcuni governi, come nel caso dell'Unione Europea, ammettono solo lo 0.9 per cento di contaminazione, mentre altri riducono la percentuale addirittura allo 0.1. Comunque sia, l'impiego da parte di FAO e OMS del termine "contaminazione" non si limita a descrivere che OGM sono stati miscelati ad alimenti normali; tale termine è peraltro decisamente degno di nota, dal momento che non è più possibile negare la maggior parte delle ricerche sui pericoli rappresentati dagli OGM. Ovviamente gli Stati Uniti hanno contestato con veemenza tale designazione, ma questa volta inutilmente.
Anche se FAO e OMS non sono arrivate al punto di richiedere l'etichettatura obbligatoria degli OGM, il loro riconoscimento che questi ultimi possono contaminare gli alimenti rappresenta un enorme successo per la libertà sanitaria. Da un punto di vista logico la fase successiva sarà quella di estendere tale prerogativa all'etichettatura obbligatoria, ma si tratta ancora di un'iniziativa in itinere.”
Qual è la morale di tutto questo? Che otteniamo proprio il mondo che abbiamo in testa!!!
Tutto ciò che sta accadendo è accaduto poiché abbiamo fretta e perché le nostre giornate sono frenetiche e ci rivolgiamo al supermercato per una spesa "veloce" magari comprando anche schifosi prodotti preconfezionati o addirittura precotti; ciò vuol dire che nella nostra mente è presente l'immagine del supermercato e non il banchetto del contadino e con la nostra ansia-energia gli stiamo dando manifestazione.
Tutto è accaduto poiché siamo fuori etica. Dobbiamo - e quando dico dobbiamo significa DOBBIAMO - cambiare il nostro atteggiamento e questa cosa non riguarda il piano mentale, ma quello operativo; si tratta di alzare il culo dalla sedia e di darsi da fare e avere più rispetto per il nostro corpo, la nostra famiglia e i nostri ospiti.
Non andiamo dal contadino con la scusa che non abbiamo tempo, ma è proprio per il fatto che non decidiamo di andare dal contadino
che non riusciamo a creare tempo per cambiare le cose!!! Non possiamo stare lì, come degli idioti, a pensare positivo quando c'è chi
attenta alla nostra salute e al mondo in cui viviamo.
Qui si tratta di FARE: gli stupidi credono che votando a destra,
al centro o a sinistra o votando il re o l'orso Yoghi, le cose possano cambiare, ma questo non è mai possibile.
I politici sono l'ombra sociale della nostra oscura coscienza personale e, paradossalmente, anche il politico più delinquente
se noi iniziassimo ad adottare un atteggiamento del FARE molto concreto, diverrebbe un'ottima guida politica: questo è il motivo
perché anche le persone più oneste, una volta che arrivano lì, cadono. Loro sono noi; è il popolo che lo vuole.
La vera conoscenza richiede un piccolo sforzo e occorre scavare almeno un palmo sotto il normale livello di ciò che è percepito come "tutti sanno che"; se impariamo a guardare la realtà verificando e sperimentando, possiamo fare qualcosa per cambiarla, se non ci piace.
Non è facile evitare di essere imbrogliati: tutto viene fatto in maniera sottile e soft da far sembrare tutto normale: tradire la moglie per dare una boccata d’aria al rapporto, usare il telefono dell’ufficio per abitudini personali, farsi ipnotizzare dalla PNL (a proposito, scopri la verità sull'infame PNL qui), continuare a dire IO SONO DIO e contemporaneamente fregando il prossimo, andare in giro sorridendo “pensando positivo” anche quando qualcuno ti sta violentando tua figlia o i politici stanno distruggendo la tua nazione: “tutto normale”… e lo sarà normale fin quando non capiremo che ciò che accade è solo l’ombra della nostra coscienza e che, se non cambiamo noi, le cose che accadono sono sempre il risultato del modo in cui ci prendiamo la responsabilità della nostra vita e dell’ambiente che ci circonda, nel bene o nel male.
Diceva Einstein: Un essere umano è una parte di un tutto che noi chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio.
Egli erroneamente crede di realizzare se stesso, i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto, una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione per noi; ci limitano ai nostri desideri personali e di affetto solo per alcune persone vicino a noi. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione ampliando la nostra cerchia di compassione per abbracciare tutte le creature viventi e la natura in tutta la sua bellezza.
E invece la gente perde tempo scrivendo di complotti, rettiliani, UFO, channelling, inutile disinformazione speculativa e terroristica, a protestare contro questo e contro quello, a sprecare energia proponendo di voler far vietare l'uso della carne per legge e menate del genere invece che informare con ragione e senza fare terrorismo le persone.
Parafrasando Madre Teresa, così come ho riportato alla fine del servizio Il problema delle energie di rimbalzo (Crimini verso gli animali), se qualcuno muore di fame - e parliamo di circa un 42.000 bambini al giorno - non è perché dio non si è preso cura di loro, ma perché eravamo impegnati a fare danni altrove e a perdere tempo.
Posso anche esprimermi con un sacro linguaggio spirituale, così mi spiego meglio: ci sono molti idioti che non hanno un cazzo d'importante a cui pensare e che perdono tempo con queste stronzate e a fare idiote astrazioni mentali, mentre la gente si ammala e muore di fame e il mondo, in tutte le sue forme, soffre in modo indicibile. Ma, come dice Voltaire: Non condivido le cose che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirle.
Devi però rispettare anche il mio diritto di poter fare un commento a ciò che vedo, cosi almeno qualcosa posso fartela notare io a te; e che magari non accada il miracolo... appetito e buona salute a tutti e anche agli sfaticati che aspettano che siano sempre gli altri a fare qualcosa; a loro consiglio di leggere questo articolo: Cosa fare dei propri talenti: può essere un ottimo cibo per lo spirito, anche se nutro seri dubbi che siano riusciti ad arrivare fino alla fine di questo servizio: si saranno stancati/annoiati/irritati/esasperati molto prima: un modo molto irresponsabile che dimostra la totale incapacità a cui si è giunti di star di fronte alle cose.
... e siamo tutti un po' malati,
Luca Carboni
Arcangelo Miranda
NB: ripetiamo che la maggior parte degli alimenti descritti in questo servizio non fa parte dell'usuale alimentazione seguita da un iniziato che è già sul percorso da un po' di tempo così come indicato molto specificamente in una sezione del libro LIFE i segreti della ghiandola pineale ; tali informazioni sono state riportate solo per poter fornire al lettore un più ampio spettro di informazione. Inoltre la sezione alimentazione nel libro LIFE i segreti della ghiandola pineale prende solo 1 capitolo su 21; IO SONO immortale non è un libro di alimentazione seppur la tratti con una precisione che potremmo definire accuratissima.
di Arcangelo Miranda
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