Non esiste alcun me o te, ma un unico grande IO. Me e te esistono nella misura in cui rimaniamo avvinghiati al concetto frammentato della personalità individuale. Come si fa a contattare ed essere il Grande IO? Si deve capire COSA FARE e poi si deve fare ALLENAMENTO.
Questo è il primo dei cinque servizi sulla Responsabilità, l'abilità a fare andar bene le cose. Nel quinto servizio spiegherò dettagliatamente COME SI FA a contattare IO, ma prima è necessario capire come stanno le cose; mi auguro di riuscire a farlo in questi cinque servizi, anzi ne sono certo.
Ho il piacere di annunciare che il tanto atteso libro IO SONO immortale è finalmente in stampa con la Casa Editrice da noi creata - la IO SONO edizioni - e della cui avvenuta pubblicazione vi informeremo (ps: il libro è oramai disponibile dal mese di giugno 2010).
Quale migliore occasione che la realizzazione di questo articolo per introdurvi all'argomento cardine del libro: l'apertura di cuore.
Nel frattempo, vi presento la copertina di IO SONO immortale, che ha poi cambiato titolo in LIFE i segreti della ghiandola pineale:
E ora cominciamo a parlare dei 12 apostoli. Questa è una immagine della Banda Bassotti, quel gruppo di malfattori che, insieme a Gambadilegno e a Macchia Nera, risultano essere i più attivi ladri nei fumetti Disney; lo sapete, per Zio Paperone sono un vero tormento.
Anche nel nostro essere abbiamo una sorta di ladri di energia, una banda di 12 malfattori che, dalla notte dei tempi, conferrma continuamente la natura umana dalla cabina di comando della nostra testa, depredando l'essere vivente della sua energia vitale.Questi 12 abitano nel Talamo e nel Vangelo possiamo identificarli con i 12 apostoli; qui non si tratta di essere blasfemi o urtare la suscettibilità di qualcuno, ma solamente di attenerci al significato esoterico del testo così come adeguatamente confermerà il libro Vangelo del Re.
Il problema è che questi 12 sono sempre a tavola con voi e non ve ne riuscite a liberare mai, anzi li considerate vostri amici!
Scoprirete che ciascuno di voi è il personaggio del Cristo e quei 12 sono i vostri traditori quotidiani.
Mettiamo un attimo da parte i nostri 12 amichetti per parlare di un argomento apparentemente diverso, ma che è invece centrale per i nostri fini: il Talamo.
Nella terza sezione del libro IO SONO immortale potrete comprendere molto approfonditamente il ruolo del Talamo.
Il Talamo è un’area di materia grigia facente parte del paleoencefalo (la più antica area del cervello). Etimologicamente tale termine significa camera da letto (come per indicare il dormire, un luogo in cui si dorme), mentre, nel suo significato esoterico, guardiano: il Talamo è la chiave di volta della vita spirituale o di quella umana.
Perché esotericamente parlando è stata data la definizione di guardiano? Perché due definizioni che sembrano essere contrapposte? Cosa difende o blocca il talamo?
Una risposta può venire dall’osservazione anatomica e funzionale del cervello che ci consente di ipotizzare che le fibre nervose che vanno e vengono dalla corteccia celebrale confluiscano nel talamo e da lì raggiungano l’ipotalamo, passando attraverso due sistemi anatomici (il Giro del Cingolo, il Giro dell’Ippocampo, la ghiandola Pineale: troppo difficile, lasciate perdere il reale significato e prendetelo come fatto!!!).
Sembra quindi che gli impulsi nervosi provenienti dalla corteccia cerebrale, prima di essere trasmessi al sistema nervoso centrale, vengano in qualche modo filtrati proprio dal talamo.
A livello cerebrale la condizione umana, cioè la personalità alterata, è identificata nella corteccia del cervello, mentre nella materia grigia del talamo sono “scritte” tutte le nostre credenze limitanti.
In base alla nostra ipotesi, quindi si realizzerebbe continuamente uno scambio tra gli impulsi nervosi provenienti dalla corteccia (costituenti la personalità alterata) e le informazioni contenute nel talamo (credenze), che verrebbe via via sempre più consolidato (e quindi più reale per l’individuo) prima di essere trasmesso.
Adesso possiamo comprendere perché talamo significa Guardiano: le credenze in esso contenute, impediscono l’accesso ad una condizione spirituale confermando continuamente quella umana.
E’ altrettanto chiaro perché talamo etimologicamente significhi “luogo in cui si dorme”: le credenze limitanti presenti in esso, infatti, fanno dormire l’individuo, rendendolo incosciente di ciò che egli veramente è.
Sappiamo tutti che esistono più livelli di consapevolezza e che questi vengono rappresentati dalla piramide dei sette livelli:
Il meccanismo che consente di farci balzare su un livello superiore, la cosiddetta ASCENSIONE, è abbastanza semplice - lo definirei banale - e si basa esclusivamente su questo principio: vedere ORA (mentre siamo QUI) le cose secondo il punto di vista della consapevolezza del livello di SUPERIORE e di conseguenza ENTRARVI a pieno titolo.
Per consentire al fenomeno dell’ascensione di attivarsi, quindi, dobbiamo vedere le cose (e operare, viverle) come se già stessimo su quel livello, un po’ come avere già la testa lì e questo cambiamento decodifica le informazioni contenute nel Talamo in quanto viste e rielaborate secondo una Natura Superiore; per questo il Talamo è la chiave di volta umanità/spiritualità.
Il problema è che una conoscenza superiore (o meglio, una coscienza superiore) non può venire dalla nostra parte umana che è continuamente impegnata a confermare il passato e che per sua natura non conosce il nuovo, bensì da un costante contatto con il nostro Sé che diviene il nostro faro nella nebbia o il nostro Centro di Gravità permanente.
Quali sono quindi le informazioni aberrate “umanizzanti” contenute nel talamo? Da cosa dipende la nostra condizione umana?
Per quanto possa sembrare altisonante, questo genere di definizione è l’unica che possa identificare uno strumento in grado di liberare l’uomo dalla propria umanità. Nella storiella esoterica dell’uomo Gesù che diviene un cristo è detto, in Luca 6:12-16 che: In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
Qual è il messaggio esoterico accuratamente nascosto in questo capitolo? Perché è detto che Gesù pregò una notte intera? Perché in un altro passo (Matteo 6:6) viene affermato "Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera."?
Il significato simbolico ed esoterico di questi fatti e dei 12 apostoli si riferisce esclusivamente al talamo.
Gesù sceglie, tra tutti gli individui della folla, solo 12 uomini; una Scuola di Illuminazione, infatti, lavora scegliendo tra la folla delle personalità, solo una dozzina di aspetti (i più subdoli) che sono la causa ed il fondamento di tutti gli altri atteggiamenti umani, per quanti miliardi possano essere in numero...
Nel Vangelo NON si deve porre l'attenzione su persone e fatti, ma sul loro significato simbolico ed esoterico e questo lo spiegherà perfettamente nel Vangelo del Re.
La folla rappresenta le legioni di "io" di cui parlava Gurdjieff e il fatto di sceglierne solo 12 significa che se il Gesù di turno, cioè TU, ad esempio, li fai fuori, tutti gli altri aspetti umani di te svaniscono in base ad un effetto domino.
Circa la sostanza di queste aberrazioni, possiamo averne conferma in un’altra frase (Giovanni 8:21) in cui, parlando ai giudei, è detto: dove l’IO va, voi non potete seguirlo.
Credo che questa frase confermi e spieghi bene il concetto di avere già la testa in una dimensione superiore, una dimensione senza giudizio, tanto è vero che, qualche istante prima, in Giovanni 8:15 è detto “Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.”
Quando parliamo dei 12 apostoli stiamo parlando delle aberrazioni fondamentali che rendono "umano" un essere spirituale. Come si vedrà nel libro VANGELO DEL RE, la frase di Marco 8: diviene Chi mi vuol seguire rinneghi i SE STESSO, prenda la sua croce e mi segua dove la croce è vista come segno di liberazione e come strumento di passaggio tra il piano orizzontale e quello verticale e i "se stesso" sono i multi-io della personalità.
Una Scuola di Illuminazione lavora sulle cause, mentre tutte le altre scuole e TUTTE le tecniche, nessuna esclusa, lavorano sulla folla e quindi sugli effetti; quando si lavora su una causa il problema si risolve SEMPRE, ma quando si lavora su un effetto il problema si incancrenisce SEMPRE PIU’.
Se vi sembra che da anni state nuotando sempre nello stesso stagno della spiritualità e sentite che non vi state muovendo di un millimetro, ora ne conoscete il motivo: 10 secondi di lavoro su una causa equivalgono a 30 anni di ottima psicoterapia, ammesso che esista qualcosa che possa essere un’ottima psicoterapia.
Ora passiamo alla parte più interessante: comprendere questa parte è ciò che pone le basi per la liberazione spirituale.
Giuda è sinonimo di giudizio e nel nostro dizionario etimologico è data una definizione illuminante: l’atto della mente che afferma o nega una cosa.
Giuda è anche associato al tradimento, ma questo è un fatto inevitabile che fa parte della natura del giudizio: affermare o negare; Giuda non può fare altrimenti e fa questo ciclicamente, per questo prima è con Gesù e dopo lo rinnega.
Tutte le religioni e le filosofie di liberazione sottolineano la necessità di liberarsi dal giudizio: perché?
Perché il giudizio è la piattaforma su cui possono proliferare gli altri 11 e, di conseguenza, tutte le legioni di “io”.
Come è accaduto? Perché è accaduto? Quando è accaduto?
La risposta a queste domande è nella Genesi e più precisamente nella questione del Giardino dell’Eden. L’IO (il vero Sé), per ritornare a sé ha bisogno di staccarsi da ciò che È e fa questo per mezzo di uno ben specifico meccanismo: il peccato.
La parola peccato significa “errare” e si erra quando non c’è un centro di gravità permanente, quando si spegne il faro nella nebbia: peccare significa negare l’essere, limitare l’essere e negare significa “dire di no”. Quindi peccare significa semplicemente non ascoltare il Sé.
Adamo ed Eva non erano persone!
Questa è un’affermazione ben precisa. Adamo ed Eva rappresentano gli aspetti maschile e femminile di un individuo (individuo=nel due, nel completo della coppia, è il divino); quando l’individuo perde una parte di sé, diviene una persona (persona=l’uno si è perso). Adamo rappresenta la parte attuativa, l’azione, Eva rappresenta la parte intuitiva, quella creatrice.
Quando l’abilità di percepire le idee, il contatto con il Sé, viene tagliata (anestetizzazione per mezzo della mela, come per Biancaneve), al risveglio ci si trova amputati e ci si riconosce come una parte, una persona, staccata dal Sé.
La frase “E si accorsero di essere nudi” di Genesi 3:7 è, in verità, “E si accorse di essere nudo”, quindi al singolare perché riferito all’uomo.
L'uomo, pertanto, prima era collegato al suo Sé e si sentiva in paradiso:
e poi diviene una persona e si sente fuori dalla sua condizione paradisiaca:
Da quel momento, per spinta naturale, inizia la corsa dell’uomo per il ritorno a Sé.
Ma in quel momento si avvia anche il meccanismo della fissazione o identificazione sulla realtà materiale (rinnovando le esperienze passate) a causa della mancanza di nuove idee in quanto non c’è più Eva: da qui la nascita dei poemi cavallereschi nel voler liberare la principessa imprigionata nella torre da parte del cavaliere.
I 7 livelli nobiliari sono, infatti, sovrapponibili ai sette livelli della piramide e al livello più basso c’è proprio il Cavaliere Nobile (Lancillotto), l’uomo risvegliato che parte alla conquista del Sé.
In un universo duale, la polarizzazione determina il giudizio e il giudizio la divisione.
La divisione, nel Vangelo, è rappresentata dall’apostolo Pietro, colui che era contro le donne; ricordiamo una serie di suoi deliri riportati in 1-Pietro 3:1-6:
Le mogli siano soggette ai loro mariti, sicché se alcuno di questi non crede alla parola [di Dio], sia guadagnato, senza la parola, dalla condotta esemplare della compagna, valutandone la santità unita al rispetto. Non siano loro vanto la capigliatura bene acconciata, ornamenti d'oro, sfoggio delle vesti: ma cercate piuttosto di adornare l'interno del cuore, coltivato nell'integrità di uno spirito schivo e modesto, ricco al cospetto di Dio. Così una volta si ornavano le sante donne, ricche di speranza in Dio, soggette ai propri mariti. Così Sara obbediva ad Abramo, chiamandolo signore"
Mentre in un passo del vangelo gnostico di Tommaso si rileva che la presenza della Maddalena non era gradita al punto che Pietro propone di allontanarla dal gruppo in quanto le donne "non sono degne della vita e della salvezza". A ciò Gesù si oppone e promette di guidarla e di fare di lei un "maschio" affinché possa essere accolta nel Regno dei Cieli.
Il cristianesimo si inserisce in questa corrente e sviluppa con gli apostoli Pietro, maschilista e fortemente contrario all'apertura di Gesù alle donne, e di Paolo, l’impostore, una chiesa basata sul potere e sull’influsso esclusivamente maschile.
Poiché pensieri del genere nutrono l’inconscio collettivo, ecco che andiamo ad alimentare in modo trasversale situazioni e perversioni; ho vergogna, in quanto essere umano, di inserire questo link che manifesta l’operato maschile nei confronti delle donne (abbiate uno stomaco forte per vedere le azioni sulle donne che vengono compiute nel nome di Dio onnipotente e misericordioso:
Tornando a noi, abbiamo detto che in un universo duale la polarizzazione determina il giudizio, il giudizio la divisione e la divisione determina tutto il resto delle caratteristiche umane.
Nel mondo esistono 11 tipi di personalità e, si dice, che per ognuno di noi ci siano 10 sosia; ciò dovrebbe significare che, giudizio a parte che è l’essenza intrinseca di ogni essere umano, ogni sosia dovrebbe rispecchiare una caratteristica aberrata.
L’umanità è basata sul giudizio, ma ciò non è male, poiché senza umanità il Sé non avrebbe potuto risalire a se stesso; il problema è rimanere nella condizione umana: errare è umano, ma perseverare è diabolico…
Una Scuola di Illuminazione abilita nello Studente la capacità di riprogrammare il talamo, sede delle dodici aberrazioni che portano uno spirito a cadere nell’identificazione con il corpo cancellando nell’individuo i programmi dei 12 apostoli che sono registrati nel talamo e che rappresentano il velo tra la condizione umana e quella di spirito immortale.
Questo lavoro, allora, diviene fondamentale per far entrare in noi il Corpo di Luce al fine di produrre il fenomeno dell’Ascensione, anche se è possibile la liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti senza la cancellazione di queste aberrazioni.
E' interessante che una seconda definizione della parola talamo significa "camera nuziale", forse proprio a significare che l'unione del maschile e del femminile dipenda proprio da come regoliamo l'attività di quest'area.
Comunque tutti questi dati sono riportati e approfonditi nel nostro libro IO SONO immortale e successivamente nel libro Vangelo del Re.
Vi siete mai chiesti come hanno fatto i più illuminati esseri umani di tutti i tempi a divenire ciò che sono stati, trascendendo le limitazioni dell’universo fisico?
Come hanno fatto a “divinizzare” la loro natura umana?
Beh, la risposta ha a che fare con un cambiamento del proprio punto di vista rispetto alla Vita ed a tutto ciò che essa esprime sul piano fisico.
Ma facciamo un passo indietro per comprendere il senso di tale cambiamento.
Siamo abituati, nel nostro agire quotidiano a contatto con gli altri membri della nostra specie e con la società, a vivere secondo la prospettiva della nostra personalità che si basa essenzialmente sul nostro vissuto, sull’educazione ricevuta, sul contesto sociale in cui ci siamo formati e sulle convinzioni che progressivamente sono maturate dentro di noi, tutte caratteristiche duali.
Il nostro carattere, insomma, informa la nostra vita facendoci pensare, parlare ed agire in base alle sue caratteristiche, come si sono formate nel tempo.
In questo approccio alla vita, peraltro, la mente razionale gioca un ruolo importantissimo poiché essa si è formata insieme alla nostra personalità costituendone l’elemento centrale.
L’approccio razionale alla vita non può che portare al giudizio poiché esso è un elemento imprescindibile per chi si immerge nel mondo duale. La coscienza duale contiene polarizzazione e quindi è naturale che esista il fatto di schierarsi da una parte da anteporre ad un’altra: ed ecco qui il giudizio.
Il giudizio, però, porta necessariamente con sé la condanna di se stessi o degli altri per aver detto o compiuto atti contrari a ciò che si ritiene essere giusto, dal proprio punto di polarizzazione.
In più, condannare se stessi o gli altri determina sempre emozioni non equilibrate che vivificano altri pensieri di giudizio, i quali, a loro volta, generano nuove emozioni negative innescandosi, così, una spirale discendente che conduce a disagi psico-fisici sempre più marcati ed evidenti.
A complicare ulteriormente le cose ci si mettono anche le circostanze esterne che, con una forza sorprendente, attivano i giudizi della mente e le relative emozioni di chi si trova in questo circolo vizioso facendolo precipitare sempre più in basso.
Il cambiamento di prospettiva che hanno effettuato tutti gli esseri umani illuminati nella storia è partito proprio dal divenire consapevoli che questo meccanismo ripetuto di giudizio/condanna/emozioni non equilibrate “abbruttiva” l’essere umano anziché elevarlo.
Essi hanno compreso e sperimentato un nuovo approccio alla vita, privo di giudizi e basato sullo sforzo cosciente di vivere in accordo con la libertà di lasciar essere; questo concetto si basa sulla compassione la cui definizione nulla ha a che vedere con i distruttivi concetti religiosi.
In ebraico il termine misericordia è khesed e ha le sue radici nell'alleanza tra due parti e nella conseguente solidarietà di una parte verso quella in difficoltà.
In greco misericordia è eleos e tale termine indica il sentimento di intima commozione, di compassione, di pietà, contrapposto all’invidia per la fortuna del prossimo. Spesso si unisce al timore di essere colpito dai medesimi mali, mentre nella lingua latina, deriva dal sostantivo cor/cordis (cuore) e dal verbo misereor (ho pietà) da cui nasce il termine misericors/ misericordis.
Ciò che emerge da queste indicazioni etimologiche è che compassione e misericordia sono virtù che nascono dall’intima unione a livello di cuore (e non potrebbe essere altrimenti, visto che il cuore simboleggia l’Amore, attributo divino che si estrinseca nella totale accettazione degli altri e quindi nell’inclusività).
La compassione, infatti, consiste nella comprensione profonda (spesso inconsapevole) del fatto che tutti gli esseri umani, pur nella loro diversità, sono accomunati da un origine comune e divina e da un destino comune consistente nell’estendere i confini della creazione sui piani più densi di energia, passando attraverso l’incoscienza che porta all’esperienza apparentemente “definitiva” della morte fisica.
La compassione può nascere solo dal “sentire” di condividere un percorso comune, anche se esso si estrinseca, per ciascuno, in una miriade di sfaccettature diverse.
Nell’agire compassionevolmente la mente razionale si trova esclusa dal gioco e spinge per modificare un fatto etico in uno morale riducendo così l’ampia portata di questo termine.
In questo modo, la misericordia è divenuta sinonimo di pietà, non nell’accezione latina di pietas, ma intesa come sentire e farsi carico delle sofferenze altrui.
Secondo tale impostazione infatti, essere misericordiosi significa dimostrare la propria vicinanza a chi è in difficoltà, mostrandogli di provare personalmente la stessa sofferenza.
In questo modo, però, ci si distoglie dal vero amore, risultato di qualsiasi atto di compassione in cui c’è pari considerazione tra chi ama e chi è amato.
Si sceglie, infatti, di star male (prescindendo quindi dall’amore verso se stessi) per dimostrare di provare vera misericordia verso gli altri; oppure per potersi glorificare di essere misericordiosi o ancora perché non si è capaci di accettare la sofferenza, soprattutto se colpisce le persone più care.
Tale atteggiamento però, dal punto di vista energetico (ed in conseguenza delle leggi di attrazione e di causa ed effetto), non fa altro che alimentare la sofferenza, sia di chi sceglie di soffrire le pene altrui e sia di chi personalmente le soffre, poiché il farsene carico da un lato ne amplifica la portata in chi già le prova e, dall’altro, le “mette in circolo” in chi se ne appropria.
In realtà, la vera compassione non fa mai venire meno l’amore verso se stessi e questo gli illuminati lo sapevano bene!
Essi, infatti, hanno sempre basato il loro vivere sul rispetto del proprio massimo bene e sulla consapevolezza dell’origine e del destino comune di ciascun essere umano che porta a rispettare ed accettare qualsiasi cammino venga scelto, anche se apparentemente doloroso e tragico; in una parola sola: LIBERTÀ.
Vivere secondo prospettiva significa, di volta in volta, scegliere di non interferire nel percorso scelto da ciascun essere umano (anche se doloroso) oppure nell’agire amorevolmente.
Il PERDONO non è quindi qualcosa che l’illuminato fa, ma semplicemente un aspetto intrinseco della compassione in quanto abilità di lasciar essere; perdono è un termine polare che nel livello superiore non esiste, per cui non lo dobbiamo considerare a patto che contemporaneamente non consideriamo neanche il peccato: la compassione annulla questa dualità.
In questo caso la condanna infatti, conseguente al giudizio della mente, viene sostituita da uno stato di profonda accettazione.
Da ciò emerge, infatti, il rispetto e la compassione per chi fa del male e la comprensione che, comunque, per le infallibili leggi di attrazione e di causa ed effetto ciascuno è INTEGRALMENTE RESPONSABILE di ogni cosa gli capiti nella vita.
Assumendo questa attitudine, peraltro, si potrà essere veramente attenti a cogliere dal comportamento degli altri, soprattutto se genera problemi, indizi di un proprio malessere da accettare e risolvere.
Accade, quindi, che tutta l’energia non equilibrata generata dalla polarizzazione di chi ha offeso e chi ha ricevuto l’offesa venga “lasciata andare” (invece che essere alimentata) e “de-polarizzata” dalla forza che il perdono ha dentro di sé.
Gli illuminati, quindi, prima di riscoprire la loro più intima essenza, hanno accettato nella loro vita la prospettiva dell’amore misericordioso verso ogni forma di vita, passando attraverso una fase di totale ed incondizionato perdono di tutte le persone e situazioni che la loro mente giudicava in qualche modo.
Il dono che porta questa scelta è ulteriore libertà: essa consiste nel non avere più questioni irrisolte, sospese o comunque non accettate rispetto a qualsiasi manifestazione della Vita e quindi nel potere finalmente CAMBIARE PROSPETTIVA, ignorando i sentimenti di condanna ed accedendo all’amore incondizionato.
Emerge, infatti, la sensazione profonda di non avere più limiti, poiché essi sono stati dissolti e trasformati attraverso l’energia del perdono.
Io sono un uomo libero, di nessuna epoca e di nessun luogo diceva con molta consapevolezza il Conte di Cagliostro in “Io sono Colui che è” (da Trilogia dell’ IO SONO, Edizioni BIS).
Ecco, allora, in cosa consiste il cambiamento che ha “divinizzato” i più grandi illuminati della storia.
A questo punto, prima di protestare, contiamo fino a 10, anzi, meglio fino a 12.
L'apertura di cuore è ciò che attiva la nostra guida interiore che ci consente di effettuare il grande salto.
Se vuoi altre informazioni a riguardo, le puoi trovare nel libro IO SONO immortale tra poche settimane; se sei iscritto alla nostra Newsletter, ti avvertiremo dell'avvenuta pubblicazione e disponibilità.
Alla pubblicazione, invieremo uno dei più importanti servizi, di quelli che forse ora è venuto il momento di diffondere: qualcosa di esclusivo e di mai detto sul 2012.
A presto.
di Arcangelo Miranda
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